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Trudy: la nuotatrice senza paura


Il 30 novembre 2003, a Wyckoff (New Jersey), si spegne all’età di 97 anni una delle massime espressioni del nuoto femminile, Gertrude Ederle, alla quale si devono imprese che risuonano ancora oggi leggendarie.

Iniziamo da quella che ha come data il 15 giugno del 1925, quando Gertrude si tuffa nelle fredde acque della baia di New York e, partendo da Manhattan, arriva a Sandy Hooks, nel New Jersey, coprendo a furia di bracciate 21 miglia (circa 34 km) in 7 ore e 11 minuti: nuovo record assoluto, maschile e femminile.

Eppure Gertrude, che ha 19 anni e proviene da una famiglia di immigrati tedeschi, da bambina non manifesta alcuna propensione al nuoto. Incomincia a nuotare a 9 anni, a Highlands, nel New Jersey, dove i genitori hanno un cottage, e soltanto all’età di 15 svolge allenamenti adeguati e degni di tale nome.

Non si impegna fino in fondo, in allenamento, eppure è molto più veloce delle sue compagne della Women’s Swimming Association di New York, società alla quale risulta affiliata.

Raccoglie numerose vittorie nel nuoto di velocità, tanto da far parte, nel 1924, della nazionale statunitense che partecipa ai Giochi Olimpici di Parigi. Dalla capitale francese fa ritorno in patria con tre medaglie al collo: due di bronzo, nei 100 e nei 400 metri stile libero, e una d’oro. Conquista quest’ultima medaglia con le tre compagne della staffetta 4x100 metri stile libero, nuotando come prima frazionista. È un successo di squadra impreziosito dal nuovo record mondiale, uno strabiliante 4’58”8 che marca un abisso, quasi 18 secondi, fra il quartetto a stelle e strisce e le seconde classificate, le ragazze della Gran Bretagna. Nonostante i numerosi successi ottenuti nelle specialità di velocità, Gertrude mostra un crescente interesse verso il nuoto di fondo, dove le acque burrascose del mare aperto prendono il posto delle calme acque della piscina, il che si addice al suo spirito temerario. Figlia di uno dei più ricchi fabbricanti di conserve alimentari di New York, trascorre gran parte del proprio tempo ora nuotando, ora alla guida di veloci automobili, che si può permettere grazie all’agiatezza della sua famiglia.

È uno spirito libero, Gertrude, che cerca sempre nuovi stimoli avventurandosi in sfide impossibili. Ad appena due mesi dall’impresa compiuta nella traversata della baia di New York, nell’agosto del 1925, si cimenta nel tentativo di traversata dello Stretto della Manica. Di prova fallita, tuttavia, si deve parlare, perché Gertrude non riesce a portare a termine l’impresa. Infatti, il suo allenatore, Jabez Wolffe, la ferma quando è ormai a buon punto, preoccupato dai violenti colpi di tosse che le fanno inghiottire una gran quantità di acqua salata: la ragazza newyorchese si dichiarerà sempre contraria alla scelta operata dal coach.

L’appuntamento viene rimandato all’anno successivo, con un altro tecnico-accompagnatore: il posto di Jabez Wolffe viene preso da Thomas William Burgess. Alle 7.08 del 6 agosto del 1926 Trudy (come viene chiamata in patria) muove le prime bracciate dalla località francese di Cape Gris-Nez con il corpo cosparso di grasso per limitare l’azione del freddo e con un paio di occhialoni per proteggere gli occhi dall’acqua salata. Dopo 14 ore e 34 minuti pone finalmente termine alla sua colossale fatica approdando a Kingsdown, sulla costa britannica.

Distanza percorsa: 35 miglia. Le cronache del tempo descrivono la «nuotata facile e veloce» dell’americana, che «prosegue senza un attimo di défaillance». È un’impresa eccezionale: Gertrude, oltre a diventare la prima donna capace di attraversare la Manica, con il tempo fatto registrare, frantuma il record stabilito nel 1923 da Enrico Tiraboschi, che aveva fatto fermare le lancette a 16 ore e 26 minuti. Inutile dire che la notizia fa subito il giro del mondo e giunge velocemente negli Stati Uniti, dove si preparano ben presto adeguati festeggiamenti. Il 27 agosto 1926, infatti, Gertrude viene accolta a New York da una parata e lo stesso presidente statunitense John Calvin Coolidge le apre le porte della Casa Bianca.

La notorietà per lei non sembra finire: diventa anche una star del cinema, interpretando sé stessa nel film Swim Girl, Swim (La scuola delle sirene), pellicola uscita nel 1927. Nel 1933, cadendo dalle scale, subisce un grave infortunio, che la costringe a parecchi anni di cure prima di ristabilirsi completamente.

Nel 1939 si esibisce all’Esposizione Universale di New York: la si può considerare la sua ultima comparsa in pubblico. Qualche anno dopo, infatti, diventa completamente sorda a causa di problemi all’udito di cui soffre fin da bambina, conseguenze del morbillo. Ancora una volta, Trudy si rimette in gioco e, armandosi di un’eccezionale forza di volontà, dote che non le ha mai fatto difetto, si mette a disposizione della comunità insegnando nuoto a bambini non udenti.

Luca Condini

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