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Verso lo sport moderno: Seicento e Settecento



Fin dall’inizio del Seicento si moltiplicarono gli studi e le riflessioni dedicati all’importanza dell’attività fisica sportiva. Diversi medici pubblicarono testi sugli effetti psicologici della pratica sportiva, definendone il ruolo terapeutico e l’importanza igienica. 

Filosofi e letterari come Voltaire, d’Alembert, Diderot e Rousseau, indicarono nei loro trattati quanto l’attività fisica fosse determinante ai fini della formazione completa ed equilibrata dell’essere umano. John Milton, nel «Trattato sull’educazione» che scrisse nel 1644, proponeva per i figli dei gentiluomini un regime fisico di tipo spartano affinché essi potessero divenire comandanti perfetti al servizio del loro paese. John Locke, nel 1693, pubblicò «Pensieri sull’educazione», in cui raccomandava di fare molta ginnastica. In Italia, il primo filosofo che teorizzò l’utilizzo dell’educazione fisica su base medica fu Girolamo Mercuriali (seconda metà del XVI sec.), autore fra l’altro di De arte Gymnastica in cui ben 3 dei 6 volumi erano dedicati ad una ricerca storica dello sport. La sua fama fu tale da essere chiamato per consulti da imperatori e nobili.

Nell’Europa del XVIII secolo si andava affermando una concezione dell’educazione fisica basata su tre scopi fondamentali: militare, sportivo (pedagogico) e igienico (medico). Soprattutto in Germania, Svezia e Inghilterra, grazie ad importanti figure di scienziati, filosofi e medici, la ginnastica e l’educazione fisica divennero materie di studio ed acquistarono progressivamente un’importanza crescente.

Friedrich Ludwig Jahn


Nel 1811 il tedesco Ludwig Jahn (1778-1852) fondò a Berlino una scuola che si proponeva di plasmare una gioventù fortemente motivata all’amor patrio e preparata fisicamente. A Hesenbeid centinaia di giovani cominciarono a ritrovarsi nel Turnplatz (piazzale berlinese) per effettuare gli esercizi ginnici tutti i mercoledi e sabato.

Il programma ideato da Jahn prevedeva marce forzate, pernottamenti all’aperto ed esercizi di resistenza; Jahn fu il primo a cercare di classificare i vari esercizi, inventando nuovi attrezzi come la sbarra fissa, il cavallo, le parallele. Il suo metodo d’insegnamento era basato principalmente sulla forza, la disciplina e sull’allenamento, riconoscendo un ruolo importante all’aspetto psicologico e a quello educativo. In particolare, la disciplina era rigorosissima, al fine di ottenere la resistenza alla fatica e al dolore, e dure erano le prove di ardimento, per inculcare virtù pratiche per la vita sociale e per la guerra.

Per Henrik Ling
Lo svedese Per Henrik Ling (1776-1839), in contrasto con le teorie attrezzistiche del tedesco Jahn, ideò un metodo ginnico per sviluppare il corpo in base alle possibilità di ogni individuo. Fondò a Stoccolma l’Istituto centrale di ginnastica e il suo Trattato sui principi generali della ginnastica segnò la nascita di un movimento analitico e scientifico che mirava a una buona attività funzionale, e al miglioramento della salute a livello generale. Il cosiddetto sistema svedese che ne derivò è ancora oggi conosciuto e applicato in tutto il mondo; massima importanza è attribuita alla respirazione e quindi alla mobilizzazione, estensione e muscolarizzazione della colonna vertebrale, ai movimenti delle braccia che contribuiscono all’espansione toracica e a quelli delle gambe che promuovono la contrazione della muscolatura addominale ed agiscono sulla respirazione. Ling suddivise gli esercizi in 4 gruppi:
1) esercizi di base o preparatori (per i muscoli del capo degli arti e del tronco)
2) esercizi propriamente detti divisi in 5 prese (in piedi, in ginocchio, supina, sospesa, prona)
3) esercizi di defaticamento
4) esercizi respiratori.
Nacque con lui il movimento analitico scientifico, che mirava a una buona attività funzionale, e al miglioramento e alla conservazione della salute a livello generale.

Thomas Arnold
Lo sport nella sua accezione moderna nasce in Inghilterra attorno al XVIII secolo, ed ha il suo patriarca riconosciuto nella persona di Thomas Arnold (1795-1842), celebre rettore del collegio di Rugby dove trascorse 14 anni (a partire dal 1828) a contatto con i giovani. La sua pedagogia si impernia sull’attività fisica, ma non trascura lo studio teorico.
Con la pratica dei giochi sportivi egli si pone tre obiettivi. Il primo, di natura psico-fisica, mira ad un equilibrio organico, irrobustendo il corpo. Il secondo, di natura morale, tende ad offrire al ragazzo la possibilità di un’esperienza personale nel perseguire un fine tangibile mediante i propri sforzi. Il terzo, di natura sociale, vuole preparare il giovane facendogli assumere l’organizzazione dei giochi anche sotto l’aspetto amministrativo. Nacque con lui la pedagogia sportiva.
De Coubertin, accentuando l’importanza sociale del principio teorico di Arnold, lo definì «il più grande educatore dei tempi moderni, colui che, più di qualunque altro inglese, è responsabile della prospettiva attuale e dell’espansione prodigiosa del suo Paese. Con lui l’atletismo penetra in un grande collegio e lo trasforma e, dal giorno in cui la prima generazione plasmata dalla sue mani fu lanciata all’esterno, gli affari dell’Impero britannico cambiarono aspetto».



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