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Materiale Didattico

Dieta, metabolismo e sport


 


Tanti individui alle prese con i chili in eccesso trovano conforto "spirituale" nel leggere articoli dedicati al perdere peso soprattutto quando essi promettono la divulgazione di una nuova dieta "miracolosa" e magari si affidano al sorriso affidabile di un volto noto del mondo dello spettacolo...

Sappiamo bene che non è tutto oro quello che luccica. Le realtà della dieta e dell’alimentazione in genere possiedono molte problematiche, legate innanzi tutto alla nostraindividualità. Partendo da questo presupposto, in effetti, non dovrebbero esistere le diete "per tutti", ma solo metodi "costruiti su misura" per cercare di perdere peso. 

Per questo motivo la voglia di ritrovare la linea giusta dovrebbe nascere da un bisogno strettamente personale, intimo. Nel caos sempre più vasto delle diete, dei vari tipi di alimentazione, dei luoghi comuni e, semplicemente, del "provalo che con me ha funzionato", occorre tener sempre a mente che la domanda di partenza è sempre una:cosa significa, per noi stessi, dimagrire?


Dimagrire vuol dire perdere massa grassa
. Non significa necessariamente perdere peso; esistono degli strumenti che possono aiutarci a calcolare la percentuale di massa grassa (la plicometria, che misura il grasso cutaneo, o le bilance impedenziometriche, che misurano il grasso più profondo) ma in generale occorre sempre tener presente che il nostro organismo è "programmato" per sapersi adattare anche ai regimi dietetici cui decidiamo di relegarlo. In altre parole, se il primo giorno di dieta assumiamo meno cibo la leptina, un importante ormone prodotto dagli adipociti (del genotipo risparmiatore, non a caso!) mette in allerta l’intero organismo. Con una dieta ipocalorica, quindi, sarà inizialmente facile perdere peso... ma gradualmente il nostro corpo sarà perfettamente in grado di ridurre i ritmi metabolici fino a permettersi di consumare meno. Il pericolo? Dopo i primi giorni di euforia la magia della dieta scompare e la voglia di cibo ritorna; rincominciando a mangiare normalmente l’organismo si riprenderà tutti i chili perduti e anche di più, inizialmente impossibilitato a metabolizzare le nuove "cariche" caloriche. Un metabolismo rallentato causato dalla scarsa e infrequente somministrazione di calorie è il gentile "regalo" che ci fanno le diete giunte alla loro conclusione.


Questo crudele dato di fatto non deve scoraggiarci: serve solo a farci capire che il digiuno, l’allenamento ossessivo, il tentativo di forzare sempre e comunque le nostre capacità metaboliche ha solo e soltanto ripercussioni negative, prime fra tutte l’incapacità di decifrare i segnali di fatica e stanchezza. 

Del resto il calo di motivazione - fattore primario quando si decide di intraprendere una dieta - è sempre in agguato. Qui interviene l’attività fisica e i sorprendenti benefici che riesce ad apportare anche a livello psicologico; qui ci si rende conto che alimentazione e sport sono legati da un filo inseparabile. Se infatti il mangiare meno è solitamente fonte di insoddisfazione, tristezza e perfino paranoia nei confronti dei cibi che non si possono ingerire, lo sport garantisce una duplice soddisfazione: da una parte permette di contribuire in maniera visibile e immediata (una bella sudata è molto più gratificante moralmente rispetto all’ingerimento di un piatto di zucchine lesse!) alla volontà di perdere peso, dall’altro favorisce che la massa grassa diventi massa maga e che quindi si attivi una sorta di reazione a catena in cui uno stile di vita equilibrato (e non sacrificato) si leghi naturalmente allo star bene con noi stessi e con gli altri. 

La nostra vita è condizionata continuamente da fattori esterni nemici del nostro benessere e della voglia di star bene: per combatterli il modo migliore è vivere senza rinunce, affiancando ad una alimentazione controllata un allenamento costante e - perché no - divertente, appassionante.

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