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Materiale Didattico

Storia delle definizioni di doping


a cura del prof. Matteo Simone


Il doping è entrato da alcuni anni a far parte del lato più oscuro e pericoloso dello sport: chiunque pratichi attività sportiva dovrebbe conoscerne le conseguenze negative fisiche e morali legate a questa ignobile pratica. Che però fino a 50 anni fa era poco temuta dagli stessi organi ufficiali. Ecco come è cambiata la sua definizione nel corso degli anni.


Il primo controllo anti-doping può essere fatto risalire al 1910: in Austria furono condotte analisi su alcuni cavalli e un chimico russo portò al Club dei Fantini austriaci la dimostrazione scientifica dell’avvenuta pratica di doping, data dalla presenza di alcaloidi nella saliva degli sfortunati quadrupedi. Passarono tuttavia diversi decenni prima che l'attenzione di chi effettuava i controlli si spostasse sugli atleti "umani". Ecco le tappe principali di cosa si intendeva per doping. 

1961. Secondo la Federazione olandese dei centri per i controlli sportivi, il doping è inteso come l’adozione di mezzi innaturali da parte degli sportivi allo scopo di aumentare le loro prestazioni.

1962. La Lega Germanica dei Medici Sportivi considera doping l’uso di qualsiasi farmaco – efficace o meno – inteso ad aumentare le prestazioni in competizione.

1962. La Federazione Medico-sportiva Italiana (Firenze) chiarisce che è da considerarsi doping l’assunzione di sostanze dirette ad aumentare artificiosamente le prestazioni in gara del concorrente, pregiudicandone l’etica sportiva, nonché l’integrità fisica e psichica.

1963. È l'anno della prima definizione ufficiale di “doping” (Strasburgo): il Comitato Europeo per l’educazione extrascolastica utilizza tale termine per indicare la «ingestione o l’uso di sostanze non biologiche, in forma o per via anormale, da parte di individui sani, con il solo scopo di migliorare artificialmente e slealmente la propria prestazione in vista di una gara».

1964. Dalla conferenza internazionale sul doping di Tokio emerge la seguente definizione: «Il doping è la somministrazione ad un atleta, o l’uso da parte sua, di qualunque sostanza estranea al corpo o di qualunque sostanza fisiologica presa in quantità anomala o attraverso vie anomale di ingresso nel corpo, con l’unica intenzione di accrescere in modo artificiale e sleale, la propria prestazione in gara».

1967. Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa approva la Risoluzione n. 12 relativa al «Doping negli atleti» con la quale definisce doping «la somministrazione ad un soggetto sano o l’utilizzazione da parte dello stesso, per qualsiasi mezzo, di sostanze estranee all’organismo o di sostanze fisiologiche in quantità o per via anomale, e ciò al solo scopo di influenzare artificialmente ed in modo sleale la prestazione sportiva di detto soggetto in occasione della sua partecipazione ad una competizione».

1972. Secondo la Joint Nordic Commettee for Scientific Athletic Research (Helsinki), il doping comprende la somministrazione di medicamenti o l’impiego di altri mezzi per aumentare artificialmente la prestazione competitiva di un atleta. 

1977. Interviene la Federazione Sportiva Germanica, che specifica che può definirsi doping ogni tentativo di incrementare mediante interventi non fisiologici i limiti della prestazione di un atleta con l’uso di un farmaco (somministrato oralmente o mediante iniezione), sia che l’atleta venga coinvolto direttamente o indirettamente tramite un componente della sua squadra (capitano, allenatore, consigliere, medico, fisioterapista), prima o durante lo svolgimento di una competizione e anche – nel caso di ormoni anabolizzanti – nel corso dell’allenamento.

1986. Secondo l'International Amateur Athletic Federation (IAAF) costituisce doping l’uso da parte di un atleta o il fatto di rendergli disponibile determinate sostanze che potrebbero essere efficaci per migliorarne artificialmente la condizione fisica e/o mentale e così incrementare la prestazione atletica. 

1986. Nello stesso anno - quello dei Giochi di Seul - la Commissione Medica del Comitato Internazionale Olimpico afferma che il doping è l’impiego di sostanze che fanno parte di agenti proibiti, ma anche il fatto di attuare altri interventi illeciti quali l’emotrasfusione. 

1988. Due anni dopo nella proposta di legge del Parlamento italiano si legge: «Costituisce doping l’utilizzazione da parte dell’atleta professionista o dilettante di interventi esogeni attuati con l’intento di migliorarne le prestazioni al di fuori dell’adattamento indotto con l’allenamento».

1989. Nell'anno della convenzione europea contro il doping tutte le definizioni sono raccolte e aggiustate.  
a) si intende per doping nello sport la somministrazione agli sportivi o l’uso da parte di quest’ultimi di classi farmacologiche di agenti di doping o di metodi di doping; 
b) si intende per classi farmacologiche di agenti di doping o di metodi di doping le classi di agenti di doping e di metodi di doping proibiti dalle organizzazioni sportive internazionali competenti e figuranti nelle liste che sono state approvate dal gruppo di monitoraggio; 
c) si intende per sportivi le persone dei due sessi che partecipano abitualmente ad attività sportive organizzate.

1999. A Losanna (Svizzera), nel corso della World Conference on Doping in Sport riunitasi dopo gli eventi che avevano funestato il ciclismo nell’estate dell’anno precedente, approva la Lausanne Declaration on Doping in Sport. La novità assoluta della Dichiarazione di Losanna è rappresentata dalla adozione del Codice Anti-doping e dalla istituzione di un organismo mondiale per la lotta al doping: la WADA.

2000. In base alla Legge 14 dicembre 2000, n. 376 per la «disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping», entrata in vigore il 2 gennaio 2001, costituiscono doping la somministrazione o l’assunzione di farmaci o di sostanze farmacologicamente attive e l’adozione o la sottoposizione a pratiche terapeutiche, non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare:
- le condizioni biologiche dell’organismo al fine di migliorare le prestazioni agonistiche degli atleti;
- i risultati dei controlli sull’uso dei farmaci, delle sostanze e delle pratiche suddette.



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