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Materiale Didattico

La corsa contro il fumo


 

a cura del prof. Matteo Simone 
 

Si diventa corridori attraversando alcune fasi che comportano la consapevolezza di dover, voler e poter fare una certa attività, il coraggio di iniziare e l’impegno e la determinazione nel continuare fino a che il piacere aumenta sempre di più e l’attività diventa parte della vita quotidiana dell’individuo come il bere, mangiare, lavorare, e così via. 

 

Murakami Haruki, scrittore-maratoneta, nel testo L’arte di correre, descrive come ha iniziato a praticare attività fisica illustrando le conseguenze positive della corsa a piedi e spiegando come si diventa corridore: «Ero arrivato a fumare sessanta sigarette al giorno. Le mie dita si erano ingiallite, e tutto il mio corpo puzzava di fumo. Si dica quel che si vuole, non era certo un’abitudine salutare. Poiché avevo intenzione di vivere a lungo e scrivere molti libri, dovevo trovare il modo di conservare le mie energie fisiche e non ingrassare.

 

La corsa a piedi comportava alcuni grossi vantaggi. Prima di tutto non avevo bisogno di partner – compagni o avversari che fossero – e nemmeno di strumenti o equipaggiamenti speciali. Né dovevo recarmi in un posto idoneo a quello sport. Bastava che avessi a disposizione delle scarpe da jogging, una strada decente, e potevo mettermi a correre quando e quanto mi pareva.

 

Cominciai dunque a correre, ma all’inizio non resistevo a lungo. Venti, trenta minuti al massimo bastavano a farmi venire il fiatone. Mi sentivo scoppiare il cuore in petto e mancare le gambe. Quando correvo mi vergognavo quasi di farmi vedere dai vicini. Comunque, a forza di insistere, il mio corpo finì per adattarsi, e di conseguenza riuscii a coprire distanze sempre maggiori. Acquisii una forma decente, un ritmo di respirazione regolare, e anche il battito cardiaco si stabilizzò. 

 

Poco tempo dopo smisi di fumare, Quando si corre ogni giorno smettere di fumare è nell’ordine naturale delle cose. Ovviamente non fu facile, ma continuare a correre e al tempo stesso a fumare non era pensabile. Il desiderio spontaneo di coprire distanze sempre maggiori fu una forte motivazione, e anche, credo, un valido aiuto a superare lo stato di carenza da fumo. Smettere di fumare divenne il simbolo del passaggio a una nuova vita.

 

In questo modo la corsa venne a integrarsi nel ciclo della mia vita quotidiana, come mangiare tre volte al giorno, dormire, fare i lavori di casa e scrivere. Divenne un’abitudine del tutto normale, che non mi metteva più in imbarazzo. Mi recai in un negozio di articoli sportivi e comprai delle scarpe e una tenuta idonea. Mi procurai un cronometro, e lessi un libro per principianti in questo sport. È così che si diventa corridori». (1)

 

Anche James Fixx riporta nel suo libro, Il libro della corsa, un paio di testimonianze sulle conseguenze positive della corsa: «Un uomo d’affari, Frank Adams, corre per sette, dieci chilometri al giorno in un parco del Connecticut. ‘Una volta, quando mi capitava d’irritarmi in ufficio, tornando a casa mi bevevo un paio di martini. Adesso faccio una corsa.’ 

 

Il dottor Ronald M. Lawrence, fondatore dell’Associazione dei medici corridori nonché insegnante alla Scuola americana di medicina sportiva: ‘Si smette di fumare per tentare le distanze maggiori. Per lo stesso motivo si riduce il consumo d’alcool. Ci si diverte molto di più se non si è rallentati dall’alcool e dal fumo. Bisogna modificare le abitudini alimentari, perché una buona nutrizione è parte integrante degli esercizi aerobici. Così la salute generale migliora. Si dorme meglio, ma non c’è più bisogno di dormire a lungo. La vita sessuale ci guadagna. Anche la produttività sul lavoro migliora. Si guarda un po’ meno la televisione e ci si scopre intorno un mondo nuovo». (2)

 

Possiamo notare come Haruki Murakami sia passato da uno stato di quasi malessere, di bisogno, di necessità di intraprendere delle azioni per superare un suo disagio o difficoltà ad una fase di azione, dove inizia a volgere qualcosa di utile per se, per la sua salute e se all’inizio l’attività era faticosa, attraverso l’esercizio continuo è riuscito a consolidare questa sorta di attività fisica fino a sviluppare un certo piacere crescente con una motivazione a continuare.

 

Quindi è importante iniziare qualcosa che si ha in mente e non farsi scoraggiare dalle minime difficoltà che con il tempo scompaiono lasciando spazio a sensazioni di benessere.

 

Con la consueta puntualità il portale Nonsolofitness ci ragguaglia su alcuni dati tecnici relativamente ai danni del fumo per chi pratica sport. «Gli scienziati non hanno dubbi: la resistenza alla corsa è notevolmente inferiore nei fumatori rispetto ai non fumatori (per ogni sigaretta fumata il tempo per completare la corsa aumenta di 40 secondi, fumare 20 sigarette ogni giorno rende gli atleti più vecchi di 12 anni quanto a capacità atletiche). In altre parole, chi fuma e ha 30 anni corre come una persona che ne ha 42.

 

Il fumo quindi altera negativamente la perfomance sportiva perché provoca un decremento della capacità polmonare e della forza muscolare. Gli effetti del tabacco sono gli stessi nei dilettanti e nei professionisti. Sono però più spiccati nei soggetti non allenati. E derivano da due componenti: la nicotina e il monossido di carbonio (un gas incolore prodotto dalla incompleta combustione delle foglie di tabacco).

La nicotina, che determina l'aroma del tabacco e che è responsabile della dipendenza del fumatore, aggredisce soprattutto l'apparato cardiocircolatorio, provocando una riduzione delle dimensioni dei vasi sanguigni periferici e causando l'aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, dell'eccitabilità del miocardio e quindi dell'incidenza di cardiopatie ischemiche.

 

Per capire gli svantaggi che si riversano su chi pratica sport, basti pensare che l'allenamento (soprattutto quello delle discipline aerobiche) provoca esattamente l'effetto opposto e che esiste un doping basato su farmaci metabloccanti, farmaci cioè che abbassano la frequenza cardiaca. La nicotina, inoltre, non favorisce nemmeno la destrezza e la concentrazione dell'atleta. Per quanto stimoli il sistema simpatico, non agisce al pari di un farmaco psicoattivo.

Infatti, a differenza della caffeina, che svolge un'azione specifica di eccitazione sul sistema nervoso centrale, la nicotina colpisce in special modo l'apparato cardiocircolatorio. Il monossido di carbonio sottrae ossigeno al sangue, inducendo effetti negativi sui tessuti. Una volta inalato, infatti, si combina, a livello alveolare, con grandi quantità di emoglobina, la proteina che trasporta l'ossigeno, riducendo, perciò, l'ossigeno disponibile.

 

Tanto è vero che, anche in questo caso, esiste una forma di doping a base di farmaci in grado di aumentare la quantità di ossigeno nel sangue. Inoltre, proprio nei tessuti, il monossido di carbonio si lega con la mioglobina, proteina indispensabile alla contrazione muscolare. Si può riassumere, a questo punto, operando una distinzione tra gli effetti a breve termine e quelli a lungo termine del fumo di sigaretta. Nel primo caso si tratta di sintomi reversibili dopo alcune settimane dal momento in cui si smette di fumare, nel secondo invece gli effetti possono essere più duraturi».

 

(1) Hariki M., L’arte di correre, Einaudi, Torino, 2009, pp. 32-38.

(2) Fixx J.F., Il libro della corsa, Casa editrice sonzogno, 1980, p. 33.

 
 

 Matteo SIMONE 

 Psicologo dello sport, Psicoterapeuta 

 Piazza Ragusa n. 5 - Roma

 380-4337230 - 21163@tiscali.it

 //www.psicologiadellosport.net 

 
 
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