Lo sport oggi
Nella seconda metà del Novecento lo sport è diventato un fattore di grande importanza sociale in quasi tutti i paesi del mondo. Non era così agli inizi del secolo, quando lo sport e le altre forme di ricreazione fisica erano diffusi solo in Gran Bretagna, nei dominions di lingua inglese soggetti all’Impero Britannico e negli Stati Uniti. Inoltre i Norvegesi e gli Svedesi praticavano la vela e i Norvegesi lo sci di fondo; ma in molti paesi il termine sport, se pure veniva usato, indicava solo l’equitazione e la caccia. Anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, il numero di persone che praticavano sport era molto ristretto. In gran Bretagna, fatta eccezione per il calcio e il pugilato professionistici, lo sport era praticato solo dal ceto abbiente. Negli Stati Uniti, era limitato alle scuole, ai colleges e alle università (ma non per tutti).
Negli anni settanta lo sport ha raggiunto tutti i continenti e quasi tutti i paesi. Non c’è altra attività umana che eserciti un richiamo così potente su un numero altrettanto elevato di uomini e donne di ogni lingua, razza e classe sociale. Lo dimostra il numero di coloro che amano lo sport come spettacolo, il numero di atleti che lo praticano attivamente e coloro per i quali lo sport costituisce un interesse intellettuale continuo e appassionante.
Accanto alle varie forme di attività fisica, si è sviluppato un altro importante atteggiamento nei confronti dello sport: quello dello spettatore, un fenomeno che ha configurato lo sport come uno dei più importanti canali del passatempo e del divertimento contemporanei. Anche questo fenomeno prese avvio con una certa consistenza nell’Europa dell’Ottocento a partire dalla società britannica. L’attenzione del pubblico verso le manifestazioni sportive si consolidò in sintonia con l’abitudine delle scommesse legate alle corse dei cavalli, alle gare di velocità o di resistenza fra atleti, al pugilato.
Ma in Europa due discipline sportive che hanno giocato un ruolo essenziale nel diffondersi di questo fenomeno, che coinvolge non solo il divertimento ma anche il tifo, sono state il calcio e il ciclismo, lo sport che, a differenza delle altre specialità che si praticano in stadi chiusi, ha mantenuto maggiormente il carattere originario di attività svolta in mezzo alla gente, per le strade.
Infatti, se l’interesse sviluppato attorno al fenomeno delle Olimpiadi, sempre crescente ad ogni edizione, ha contribuito, nel corso di tutto il Novecento, ad ampliare l’interesse dello spettatore nei confronti dello sport e della sua manifestazione più spettacolare, in termini economici e mediatici il successo dei Giochi Olimpici è tuttavia secondo a un altro evento sportivo internazionale: la Coppa del Mondo di calcio. Organizzata anch’essa ogni quattro anni a partire dalla prima edizione del 1930, la competizione mette a confronto in un torneo che dura circa un mese le migliori squadre internazionali (selezionate attraverso apposite partite di qualificazione). Se l’edizione delle Olimpiadi di Atlanta del 1996 è stata seguita, lungo tutto il suo svolgimento, da 19,6 miliardi di telespettatori, la Coppa del Mondo di calcio del 1994, la prima svoltasi negli Stati Uniti, ha raggiunto un’audience di 31,7 miliardi di spettatori, di cui 1 miliardo e mezzo nella sola finale Brasile-Italia. Ma cosa sarebbe stato lo sport senza i mezzi di comunicazione di massa?