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Materiale Didattico

Capoeira: rituale e libertà


 

 

a cura del Dott. Matteo SIMONE, Psicologo, Psicoterapeuta

 

 

 
 

I primi documenti che parlano di capoeira risalgono al 1624: si tratta di diari dei capi di spedizione incaricati di catturare e riportare indietro gli schiavi neri che tentavano di scappare. Questi documenti fanno riferimento ad uno strano modo di combattere, «usando calci e testate come fossero veri animali indomabili».

 

 La capoiera nacque in Brasile da schiavi di origine Bantu provenienti dall’Angola che si esercitavano tra di loro a combattere mentre erano reclusi in celle molto basse.

 

 

 

Il termine capoeira significa foresta di basso ramaggio (mata baixa): si dice che gli schiavi la praticassero lì. Inizialmente veniva praticata la cosiddetta capoeira Angola in cui si alternano movimenti bassi e lenti; successivamente si è iniziato a praticare una forma di capoeira con movimenti più alti e veloci che poi prese il nome di Capoeira Regional. Infine fu introdotta la capoeira “show”, spettacolare, acrobatica, contemporanea.

 

 

 

Ovviamente nel XVII secolo tale attività fisica era vietata, dal momento in cui si temeva che gli schiavi la sfruttassero per prepararsi fisicamente al combattimento e alla ribellione: ciò non era accettabile per le autorità locali. Per questo motivo quando i capoeiristi si accorgevano di essere visti simulavano di danzare.

 

 

 

Il 28 settembre del 1871 una legge decretò che i nascituri figli degli schiavi sarebbero stati liberi; nel 1885 una legge libera definitivamente gli schiavi che arrivavano a compiere i 60 anni e il 13 maggio del 1888 la schiavitù viene definitivamente abolita con la legge: “Lei Aurea”.(1). Nonostante la ritrovata libertà,  l’articolo 402 del codice penale repubblicano, istituito nel 1890, proibiva «la pratica nelle strade o nelle pubbliche piazze dell’esercizio di agilità e destrezza fisica conosciuto col nome di capoeiragem», con pene dai due ai sei mesi di prigione per i praticanti e il doppio per i maestri o i capi. La pratica della capoeira rimase clandestina (da questo deriva l'uso per ogni capoeirista di un apelido, un soprannome).

 

 

 

Oggi capoeira non è solo giocare ma è anche suonare, cantare, conoscere la storia, educazione, insomma è un mondo che accomuna, sostiene, contiene, accudisce e per alcuni può essere considerato un posto sicuro, un rifugio.

 

 

 

Capoeira Regional

 

Nel 1936 il presidente Getúlio Vargas, cercando appoggio dalla popolazione povera, permise la pratica della capoeira revocando l’articolo 402 del Códice Penale del 1890. Manoel dos Reis Machado, conosciuto come Mestre Bimba inaugurò l’allenamento della capoeira nelle scuole; Bimba chiamava quel tipo di attività Luta Regional Bahiana, oggi conosciuta come Capoeira Regional. Mestre Bimba mostrò per la prima volta che la capoeira era sport davvero educativo e contribuì alla sua diffusione all’Università di Medician dello Stato di Bahia. Nel 1974 la capoeira è stata riconosciuta come sport nazionale brasiliano. Nel 1996 gli fu conferito a Bimba il titolo di Dottore “Honiris Causa” post morten. Il merito di Bimba è stato dunque quello di aver portato la capoeira fuori dalle strade, e in particolar modo nelle academias, veri e propri centri sportivi affiliati alle associazioni sportive nazionali; inoltre introdusse un sistema di graduazioni e un metodo di insegnamento codificato, che includeva la formadura (il diploma) e arricchì lo sport con elementi provenienti da altre tradizioni e arti marziali, come il batuque, il ju-jitsu e il karate.

 

 

 

Capoeira Angola

 

Sempre attorno agli anni '30, Vicente Ferreira Pastinha, conosciuto comeMestre Pastinha cercò di preservare gli elementi di matrice africana e popolare della capoeira, arricchendolo con un impianto filosofico-pedagogico, basato sulla ludicità, sul rispetto, sulla lealtà e solidarietà, dando grande valore alle sue radici africane e non tralasciando l'importanza del senso del ritmo e del canto. La sua versione di questo sport prese il nome di Capoeira Angola. Pastinha raccontava di avere appreso questa arte quando era bambino da un afro-discendente di nome Benedito. 

 

 Pastinha ha sistematizzato all’interno della capoeira. 

 

 

 

Grazie ai contributi dei due maestri oggi la capoeira è conosciuta nel mondo per essere un'arte marziale, con elementi di danza e svariate modalità di comunicazione, di stile di vita, di aggregazione multiculturale, con delle regole da rispettare, delle tradizioni ed una sua etica.

 

 

 

Capoeira: una sorta di terapia comunitaria

 

Ritengo che la Capoeira possa essere considerata una sorta di terapia comunitaria in quanto valorizza l’impegno/sforzo che ogni persona intraprende per apprendere quest’arte; valorizza più il processo che il risultato, in quanto non si cerca la vittoria nel gioco della capoeira ma più che altro una sorta di cooperazione tra i due capoeirsti che giocano all’interno di una RODA che accoglie, sostiene, guida; mira a permettere i partecipanti di entrare in un gruppo ed una cultura di appartenenza; è un incontro tra persone di diverse culture, ceto sociale; è un momento di narrazione attraverso la musica, i canti, ed i battiti delle mani. Per i neofiti che si avvicinano a questo sport c’è quasi una presa in carico da parte del maestro o istruttore ed anche da parte del gruppo.

 

C’è un passaggio di informazioni, di insegnamento, di modalità di stare con l’altro, di guardare l’altro, di stare in circolo chiamata “RODA” ed anche di stare nella RODA giocando con l’altro.

 

 

 

La posizione “GINGA”

 

La posizione base chiamata “GINGA” permette un elevato grado di stabilità e da questa posizione si è pronti per eventuali domande/attacco o risposte/schive. Senza ginga non esiste la capoeira, dalla ginga nascono tutti i movimenti della capoeira, sia i movimenti di attacco che di difesa, la ginga è tutto nella capoeira, serve per studiare l’avversario, identificare la miglior opportunità per attaccare. Nella capoeira, come dice Thiago, l’istruttore bahiano del gruppo “RACA” che tiene corsi a Roma, non c’è vincente o perdente ma c’è un gioco che consiste nello schivare, nell’evitare, nell’uscire dalle situazioni che appaiono difficili, così come succede nella vita reale dove c’è sempre una soluzione, bisogna avere un’apertura mentale, crederci e provare, in ogni caso gli altri sono pronti e disponibili ad aiutare.

 

 

 

Gli strumenti della Capoeira

 
 

Gli strumenti sono il berimbau (arco musicale) che è uno strumento che comanda il gioco: nel berimbau c’è l’anima, lo spirito della capoeira. Altri strumenti utilizzabili sono l’atabaque (un tipo di tamburo), il pandeiro (tamburello a sonagli), l’agogo (campane di legno o metallo), il reco-reco (una sorta di "raspa" di legno), il Caxixi (strumento idiofono di origine africana). Con il berimbau, tramite un ritmo specifico, si può formare la roda, iniziare il gioco, far uscire dalla roda, interrompere il gioco e terminare la roda. Per questa ragione si dice che il berimbau comanda la roda.

 

 

 

Ci si dispone in un cerchio e due persone decidono di giocare disponendosi accovacciati davanti al berimbau e quindi si parte per il gioco che comprende l’osservazione dell’altro, l’ascolto del ritmo del berimbau, l’ascolto delle sensazioni del proprio corpo e dell’energia dell’intero gruppo. Non si tratta di un arte marziale aggressiva ma più che altro dimostrativa, quindi si cerca di evitare di colpire con forza, potenza e aggressività ma, come dice il Contra-Mestre Junior Graucà, può capitare anche di prendere colpi soprattutto se non si gioca con la giusta attenzione e concentrazione e se non si ascoltano gli insegnamenti dei maestri. Un giocatore stanco può chiedere all'altro di fare assieme a lui un giro defaticante della roda per recuperare le energie.

 

 

 

L’osservazione è importante nella capoeira per tutti i componenti della RODA. I due che giocano devono osservarsi a vicenda per conoscersi e capire come giocare, come domandare, come rispondere, devono seguire il rito, le eventuali indicazioni del berimbau. Coloro che vogliono entrare nel gioco devono osservare per capire il momento giusto, si può entrare nel gioco o perché si ha voglia di giocare o per aiutare un capoerista in difficoltà e si entra con un’attenta modalità e gestualità non verbale, di solito ponendo una mano tra i due giocatori con il dorso verso la persona che si vuol fare uscire che di solito è il più stanco o più debole o meno graduato.

 

 

 

Nella maggior parte dei gruppi di Capoeira Angola non esistono corde, né gradi che distinguano l'abilità o il tempo di pratica di un capoerista (ad eccezione del Mestre). Alcuni maestri di Capoeira Angola concedono il titolo di "trenel" o "professor" ad alunni già in grado di insegnare. Molte scuole di Capoeira Regional Contemporanea usano il "cordao" o "cordel" (corda): nella capoeira è l'equivalente delle cinture nelle arti marziali, viene assegnato durante una cerimonia detta batizado (battesimo). Spesso consiste in una treccia di nove fili.

 

 

 

Il Batizado

 

L’allievo di capoeira dopo circa 6 mesi/1 anno di apprendimento può partecipare al Batizado dove fa un esame su quello che ha appreso. Gli viene attribuito l’appellido, cioè un soprannome: questa usanza deriva dal fatto che essendo proibita per tanto tempo i capoeristi si riconoscevano attraverso soprannomi per non essere identificati; il Batizado comprende il gioco nella RODA dell’allievo con un graduato che gli fa da padrino che, come vuole la tradizione, cercherà di farlo cascare in modo che possa apprendere che l’importante è potersi rialzare sempre e che non si finisce mai di imparare, questo è un concetto simile alla resilienza, cioè si può uscire dalle situazioni difficili più forti di prima.

 

 

 

Il batizado è il momento in cui il capoeirsta iniziante passa a far parte al 100% del gruppo e del mondo della capoeira; ricevendo la sua prima graduazione l'allievo può entrare in qualsiasi roda in cui ci sia una batteria completa di strumenti: 3 berimbau, 2 pandeiro,1 atabaque,1 agogo e 1 reco-reco, sempre rispettando il toque e le altre graduazioni. Il batizado è un occasione per accogliere altri, per fare comunità, per confrontarsi con gli altri, per STARE BENE, per legarsi agli altri, per condividere, per apprendere altre modalità di stare al mondo in un clima di accoglienza e condivisione.

 

 

 

L'abbigliamento della capoeira è caratterizzato da dei pantaloni chiamati abadà (favoriscono i movimenti del capoeirista); nella Capoeira Angola i colori predominanti sono il bianco (tradizionale), il nero e il giallo, nella Capoeira Regional, invece, il colore predominante è il bianco, in ricordo degli abiti da festa della domenica.

 
 

Gli eventi consistono in workshop, batizado, rode dove è possibile giocare la capoeira confrontandosi ed apprendendo da altri. La capoeira non si fa solo nella propria scuola ma anche durante gli eventi e negli spazi aperti. Come dice Thiago: «La capoeira non è dentro la palestra ma è fuori».

 

 

 

Un ringraziamento ai maestri e graduati Brasiliani che trasmettono quest’arte sportiva-terapeutica: Thiago, Capivara, Bom meninho, Gerbinho, Murui, Gico, Cafè, Apache, e a tutti gli allievi del gruppo Raca di Roma: Barbara, Valentia, Vovò, India, Caracol, ecc..

 

 

 

(1) José augusto Maciel Torres e Carlos Alberto Conceicao dos Santos (Mestre Bozò), Capoeira ARTE MARCIAL BRASILEIRA, on line editoria.

 

(2) CAMPOS, Hélio. Capoeira na Universidade. Salvador: EDUFBA, 2001, p. 42.

 
 
 
 

Dott. Matteo SIMONE

 

Psicologo clinico e dello sport, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

 

3804337230 - 21163@tiscali.it

 

//www.psicologiadellosport.net/eventi.htm

 

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