Trekking, sport e passione
articolo di Patrizia Coinu
Arriva l’estate, la scuola è finita e anche le normali attività sportive si prendono una pausa. Eppure il maggior tempo libero e le belle giornate invogliano a muoversi, a fare nuove esperienze e, soprattutto, a stare all’aria aperta. Nelle città come al mare, le occasioni di divertirsi tenendosi in forma non mancano di certo: ludoteche e tornei di calcetto, piscine all’aperto e racchettoni, beach volley e aerobica in spiaggia. Tanto sole, tanto mare, tanta gente. Poco il verde e poco il silenzio, nessun momento per riflettere e ritrovare se stessi. Ma non di solo mare vive l’uomo.
Stare all’aria aperta, lontano dai ritmi frenetici delle zone urbanizzate, in mezzo alla natura incontaminata, e camminare: questo è il trekking, un’attività sportiva che fa bene al corpo e allo spirito, insegna a rispettare la natura, a conoscere e amare il territorio, la sua storia e la sua cultura.
Camminare è saluteIl trekking, ovvero l’escursionismo a piedi, è uno sport non competitivo che consiste nel camminare lungo sentieri e itinerari di varia lunghezza e difficoltà, prevalentemente in montagna, ma anche in collina e in pianura. Non presenta particolari difficoltà tecniche e può essere praticato a tutte le età, tenendo sempre conto della difficoltà dell’itinerario, con enormi benefici per la salute.
Obesità, problemi cardiaci e diabete sono patologie sempre più diffuse, anche tra i giovani, e derivano da uno stile di vita troppo sedentario: in Italia la percentuale di bambini e adolescenti obesi o in soprappeso si aggira intorno al 25%. Recenti indagini mediche hanno confermato che chi pratica trekking riduce del 30% il rischio di ipertensione, del 50% quello di malattie cardiovascolari, obesità, diabete e nelle donne dell’osteoporosi.
Camminare aiuta inoltre a scaricare stress e tensione perché l’organismo aumenta la produzione di endorfine e serotonina, sostanze che hanno funzione antidepressiva e migliorano l’umore.
Camminare è culturaConsiderare il trekking solamente un’attività sportiva sarebbe davvero riduttivo: non si può prescindere dall’aspetto educativo e culturale. Camminare in mezzo alla natura significa osservare il paesaggio, imparare a conoscere la fauna e la flora, le caratteristiche fisiche del territorio. Non una sfida alla natura, la ricerca di una prestazione da record o una corsa per la vittoria ma un andare con lentezza e curiosità, solidarizzando coi compagni di avventura; un passare leggeri, senza disturbare e turbare l’ambiente e senza inquinare. In questo senso il trekking è anche una forma di turismo ecologico, rispettoso dell’ambiente e delle tradizioni del luogo.
Nel trekking insomma, cultura e socializzazione da un lato e benessere e forma fisica dall’altro, vanno di pari passo e rendono questa disciplina un’esperienza altamente formativa, soprattutto per i più giovani. Nel mondo della scuola cresce l’interesse per il trekking e non mancano iniziative atte a favorirne la conoscenza e la diffusione, quali Sulle orme di…, Camminascuola,Trekscuola, sotto forma di viaggi d’istruzione alternativi.
Da ricordare· Per praticare il trekking in tutta sicurezza è bene pianificare l’uscita fin nei minimi dettagli.
· La scelta dell’itinerario è fondamentale e deve essere basata sulle capacità sia fisiche che tecniche dell’escursionista.
· L’equipaggiamento e l’abbigliamento devono essere adeguati al tipo di escursione che si vuole intraprendere: scarpe, zaino, vestiti, bussola e cartina sono gli strumenti dell’escursionista.
· Possono essere utilissimi, a seconda della difficoltà e della lunghezza del percorso, altri oggetti quali pile elettriche, coltellini multiuso, kit di pronto soccorso, necessario per l’igiene personale.
· Fare attenzione alle previsioni del tempo e osservare direttamente i fenomeni naturali per capire come evolverà la situazione meteo.
Cielo a pecorelle...Le condizioni meteorologiche sono un fattore determinante per la buona riuscita di qualunque attività, non solo sportiva, praticata all’aperto. Nel caso di un’escursione poi, esser sorpresi da un temporale può rivelarsi sconveniente e pericoloso. L’ascolto dei bollettini meteorologici è fondamentale ma, soprattutto per le uscite in montagna, dove il tempo è più instabile e cambia in modo brusco e repentino, può non bastare. L’escursionista deve perciò saper effettuare sul posto l’osservazione del cielo e di altri fenomeni ed essere in grado di prevedere, seppur approssimativamente, le variazioni del tempo, in modo tale da poterne anticipare gli effetti o rinviare l’uscita.
Ad esempio, in linea di massima i venti che spirano da Sud e da Ovest portano un tempo instabile, quelli da Nord e da Est, salvo nel settore orientale, portano a un miglioramento.
Per capire come si svilupperà il tempo nel breve periodo risulta utilissimo osservare le nuvole: ve ne sono di tanti tipi e non tutte portano necessariamente pioggia.
I cirri sono nuvole alte e isolate, che non portano precipitazioni ma annunciano l’avvicinarsi di una perturbazione ancora lontana.
I cumulonembi, nuvole spesse che si sviluppano verticalmente, provocano violenti temporali e addirittura grandinate.
Occorre fare attenzione al “cielo a pecorelle”, ovvero i cirrocumuli, nuvole alte disposte in banchi solitamente molto estesi, che indicano un peggioramento imminente del tempo.
Anche l’osservazione del comportamento degli animali, soprattutto degli uccelli, può suggerire un cambiamento atmosferico, per quanto empirico. Rondini e rondoni che volano basso annunciano mal tempo; se volano ad alta quota significa che sta per arrivare il bel tempo. Se le formiche corrono freneticamente verso la loro tana probabilmente ci sarà una forte pioggia.
Se nonostante le precauzioni si viene sorpresi da un temporale in montagna o in collina è consigliabile seguire alcune regole per evitare i fulmini:
· cercare riparo in una grotta ma non sostare all’entrata, non toccare le pareti e restare in piedi
· evitare di sostare a ridosso di punti sporgenti e alberi isolati
· chiudere gli ombrelli e tenersi a distanza da qualunque oggetto metallico
· se si è in compagnia è meglio restare distanziati e non tenersi per mano
· se proprio non si trova riparo è meglio accovacciarsi con gambe e braccia unite e la testa incastrata tra le ginocchia: ci si inzuppa parecchio ma si hanno meno probabilità di essere colpiti da un fulmine.