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Materiale Didattico

Golf, sport in ascesa


 

La leggenda vuole che il golf abbia avuto origine nel Medioevo, nei Paesi nordici; il nome potrebbe derivare dal tedesco kolbe, che non a casa indica un bastone con estremità a forma di maglio. Di strada ne ha fatta questo particolare sport, per decenni nemmeno considerato come tale...

 
 

Il golf come lo conosciamo oggi nasce più probabilmente in Scozia nel 1300, praticato come passatempo dai pastori sui prati delle highlands. Si diffonde velocemente in tutto il Paese e nel secolo XV appositi decreti ne regolamentano (in qualche caso vietandola) la sua diffusione. Nel 1592 la nuova disciplina viene permessa e negli anni successivi  fino al 1700 conosce grande diffusione in Inghilterra e Irlanda dove si assiste alla nascita dei primi gruppi golfistici. 

 
 

Il 1754 è l'anno della fondazione della primo club ufficiale, il Royal and Ancient Golf Club di St. Andrews; le regole da esso codificate, seppur con qualche modifica, sono valide ancora oggi. Per assistere al primo torneo ufficiale, occorre però attendere il 1860: si svolge a Prestwick, in Scozia, e ancora oggi è una delle prive più importanti del calendario annuale. L'Italia non sta a guardare ma conosce il golf solo grazie al conte di Albany, che lo pratica con soddisfazione sui prati di Villa Borghese. All'inizio del XX secolo a Roma, Firenze e Menaggio si sviluppano i primi circoli. Altri nascono a Torino e Milano. Proprio dai circoli nasce l'esigenza della creazione di una Federazione, che però non viene fondata prima del 1927.

 

 

 
Tutte le regole del golf
 
 
 
 Percorso
 
 
 
Il percorso classico è costituito da 18 buche. Parte dalla teeing pound (piazzola di partenza) e arriva alputting green (piazzola di arrivo). La lunghezza di ciascuna buca varia da un minimo di 91,5 metri ad un massimo di 548. Una tipica buca è costituita da:
 
 - la teeing ground (dove il giocatore batte il suo primo colpo)
 
 - il through the green (la zona del percorso vero e propria)
 
 - il farway (area con l'erba rasata)
 
 - il rough (parte del terreno circondato da ostacoli)
 
 - il putting green (area con erba bassissima cui si trova la buca)
 
 - la buca, dal diametro di 11,7 x 10,15
 
 
 
 Abbigliamento
 
 Pur non prevedendo divise o un abbigliamento "ufficiale", gli atleti che praticano il golf indossano abiti sportivi e comodi; in particolare si consiglia di indossare pantaloni lunghi, maglie comode, scarpe con suole in gomma lavorata per una buona tenuta sul terreno.
 
 
 
 Mazze
 
 L'attrezzatura costituisce una delle principali componenti del golf. Ogni giocatore, infatti, ha a disposizione fino ad un massimo di 14 mazze per giocare. I bastoni si suddividono in tre grandi categorie: 
 
 - legni. Hanno una testa in legno (ma talvolta in plastica o metallo leggero), leggermente più larghe nella parte anteriore. Sono utilizzati per i tiri lunghi e sono numerati da 1 a 4. 
 
 - ferri. Hanno la testa in metallo duro leggermente più stretti nella parte anteriore con un'asta più corta dei legni. Sono numerati da 1 a 10. 
 
 - il putter. È un bastone di metallo o in legno e viene usato per giocare la palla sul green.
 
 La palla, in gomma, ha una superficie esterna in plastica strutturata  rosetta, per incrementare la lunghezza della traiettoria quando è colpita.
 
 
 
 Come si gioca?
 
 Nel golf si gioca a buche o a colpi. Nel primo caso il vincitore è colui che al termine del percorso ha vinto più buche; nel secondo caso la vittoria va all'atleta che compie l'intero percorso con il minor numero di colpi. 
 
 Poiché nel golf non esistono campi da gioco uguali tra loro, ogni percorso è reso più o meno difficoltoso dalla presenza di ostacoli, naturali o artificiali. I percorsi sono contrassegnati da un coefficiente di difficoltà - il par - che definisce il numero di colpi necessari per completare le buche. Ciascuna buca, del resto, possiede un par, che varia da 3 a 6 a seconda della categoria della buca stessa. Quando un giocatore impiega un colpo in meno per completare la buca realizza un Birdy, con due colpi in meno un Eagle, con un colpo in più un Bogey. I giocatori, soprattutto a livello professionistico, sono accompagnati dai caddies; oltre ad avere il ruolo di "portamazze", essi forniscono consigli sul modo di effettuare un colpo o sul tipo di mazza da utilizzare.
 
 

E l'Italia scoprì il golf!

 

I trionfi dei giovani Matteo Manassero (17 anni) e Francesco Molinari (28 anni) hanno dato la spinta definitiva alla scoperta di questo sport per decenni considerato assai "poco" sport. L'Italia, d'altra parte, è ben lontana dai numeri di altri paesi europei.  In Francia ci sono 574 campi da golf e 410.000 giocatori, in Germania ci sono 700 campi per 600.000 praticanti, in Svezia si contano ben 512.000 giocatori su 456 percorsi e nei Paesi Bassi 344.000 golfisti per 192 campi. Nel nostro Paese, invece, i tesserati della Federgolf sono poco più di 100.000 e sono solo 218 i club con almeno 9 buche. 

 
 
 

Numeri piccoli destinati, c'è da scommetterci, ad una positiva impennata: lo dimostra lo studio pubblicato per conto della Federazione Italiana Golf nel settembre 2009 da Protiviti, azienda di Risk & Business Consulting, dal titolo Il valore del golf in Italia. Secondo la ricerca negli ultimi 10 anni il tasso medio annuo di crescita delle strutture è stato del 2,4%, a fronte di un aumento dei tesserati del 5,6% annuo. Dal 2007, anno in cui è stata introdotta la possibilità del tesseramento libero (senza obbligo di appartenere a un club), le iscrizioni sono ancor più cresciute: negli ultimi 10 anni i tesserati sono aumentati del 73%, i golf club sono aumentati del 26%, mentre i campi pratica sono più che raddoppiati, passando da 45 a 116 (+158%).

 
 

Ma quand'è il momento migliore di avvicinarsi al golf? Da bambini? Da giovani? Da adulti? O solo da "pensionati", possibilmente benestanti? Lungi dal considerare il golf una disciplina sportiva "completa", questo sport ha tanti aspetti positivi. Pur proponendo a chi la pratica un'intensità dello sforzo decisamente bassa, permette lo sviluppo di fattori importanti come la concentrazione e la pianificazione per obiettivi delle proprie mosse. Come gli scacchi... con la differenza che nel golf ci si muove! Svolgendosi all'aria aperta sviluppa nel giocatore un profondo senso di avvicinamento con la natura (che spesso ostacola, ma altrettanto spesso agevola); in più possiede uno dei più affascinanti codici comportamentali di rispetto nei confronti dell'avversario. 

 
 

Cominciare a giocare

 
 

Se volessimo proporre ad un giovane sportivo l'avvicinamento a questa disciplina, su quali aspetti potremmo puntare (non vale citare le figure leggendarie che ne hanno fatto la storia...)? Ci risponde con chiarezza e semplicità il grande Emanuele De Giorgi, campione italiano, insegnante professionista e responsabile del sito tutto dedicato al golf www.golfperformance.ch

 
 

«Il golf è una disciplina molto complessa, ha però il vantaggio di poter essere praticato a tutte le età. Naturalmente gli obiettivi saranno differenti a seconda dei casi.

 
 

La maggior parte dei grandi campioni che ammiriamo sui  Tour ha iniziato a giocare a golf in tenerissima età. L’età giusta per iniziare a giocare non esiste, è importante che il genitore si dimostri disponibile nei confronti del figlio che richieda di giocare a golf non appena ne manifesti la volontà. Per alcuni bambini accade molto presto soprattutto per il desiderio di emulare i “grandi”.

 
 

Per iscrivere un bambino ad un corso di golf è necessario aspettare fino a sei anni; i motivi di questa scelta sono diversi. Bisogna assicurarsi che la schiena e le ossa siano sviluppate per consentire la corretta rotazione del busto. Dato che la velocità di crescita può essere diversa da bambino a bambino, l’età di sei anni assicura un adeguato sviluppo osseo e muscolare.

 
 

La capacità di concentrazione nel tempo è, inoltre, molto inferiore nei bambini rispetto agli adulti. Costringere un bimbo piccolo a seguire un corso può risultare difficoltoso e controproducente. Non dimentichiamo che i ferri da golf possono essere oggetti pericolosi in mano a un bambino che non sappia gestirli, specie all’interno di un gruppo: la capacità di autocontrollo e disciplina prima dei sei anni è ridotta al minimo. [...]

Evitiamo di costringere i nostri bambini a giocare, seppur convinti che prima si inizi più forti si diventerà; la tattica migliore probabilmente è dare l’esempio: sarà il bambino che, vedendo i genitori giocare e divertirsi, farà il primo passo di avvicinamento al golf e a quel punto, basterà mettergli in mano un putt giocattolo o un putt  per bambini per ottenere ottimi risultati. 

 
 

 

Evitiamo pressioni e lasciamo che sia il bambino a manifestare interesse per il gioco. Un genitore condiziona inevitabilmente lo sviluppo golfistico del proprio figlio, ma la cosa più importante da insegnare è l’amore per il gioco; lasciate che sia il professionista ad insegnare al giovane golfista le basi per uno swing corretto.

Più un bambino si diverte e maggiore sarà la sua volontà di proseguire nell’attività. Cerchiamo di non pensare a farlo diventare il nuovo Tiger Woods, se avrà passione per il gioco sarà lui il primo a volerlo diventare!

 
 

Ritengo fondamentale che i bambini crescano con la più completa formazione possibile, è importante incoraggiare i propri figli a praticare vari sport, che consentano uno sviluppo fisico e di coordinazione tale da essere poi utile anche per il golf. Il golf è uno sport che, specie all’inizio, può essere molto frustrante e deprimente; durante la fase di apprendimento è importante che noi genitori ci dimostriamo comprensivi e solidali nei confronti di nostro figlio. Incoraggiamolo sempre ad imparare e a migliorare, soprattutto all’inizio, anche se i progressi non sono così rapidi come ci eravamo aspettati.  

 
 

In ogni caso, ricordiamo sempre che la chiave del successo in questa fase è il divertimento: un bambino migliora quando pratica i fondamentali, divertendosi!»

 

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