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Tortu, il futuro è tutto da scrivere


La prestazione ai Golden Gala, che Tortu ha comunque definito migliorabile, è arrivata una settimana dopo quella di Savona, dove Tortu aveva stabilito il secondo miglior tempo italiano di sempre nei 100 metri correndo in 10 secondi e 3 centesimi: un tempo superiore di soli 2 centesimi al record italiano fatto registrare da Pietro Mennea a Città del Messico nel 1979 (che però corse a 2.200 metri di altitudine, una condizione atmosferica che concede diversi vantaggi ai velocisti).

Tortu inoltre ha solo 19 anni, un fisico che si deve ancora formare del tutto e – a detta degli addetti ai lavori – ampi margini di miglioramento. Stando alle premesse, tutto fa pensare che se dovesse continuare a crescere come sta facendo ultimamente possa diventare il più forte velocista europeo e uno dei pochissimi atleti bianchi della storia a scendere sotto i 10 secondi su 100 metri piani.

Dopo i 10''03 di Savona, il velocista milanese, che alla vigilia si era detto contento «anche se facessi un solo centesimo in meno» fa un impercettibile passo indietro ma può comunque dirsi soddisfatto. Battuto solo dalla giovane promessa americana della velocità Ronnie Baker (primo in 9''93, miglior prestazione stagionale mondiale) e alle spalle del francese Jimmy Vicaut, secondo con 10''02.

Per Tortu un gran terzo posto, mai ottenuto da uno sprinter italiano in Diamond League, oltre ad essersi tolto la soddisfazione di chiudere davanti all'altro nastro nascente dell'atletica mondiale, Christian Coleman, quarto con 10''06 e per la seconda volta consecutiva finito alle spalle di Baker.

Settimo posto, con il tempo di 10''19, per l'altro italiano in griglia, Marcel Jacobs: «Ho fatto la gara peggiore dell'anno - ammette Jacobs - ero indurito, una corsa meccanica. Però è stato un onore essere qui, la stagione è appena iniziata, vediamo di migliorare».

Così invece Tortu: «Ho fatto una grande rimonta! La partenza secondo me era abbastanza buona, magari sembra una schifezza perché di fianco avevo quei mostri lì. Poi non so spiegare, vedevo Baker e gli altri davanti, mi sono un po’ scomposto e ho lasciato qualcosa in pista. Però mi ritengo soddisfatto al 99.9%. Ho battuto Coleman e fa un effetto assurdo, lui sarà il prossimo campione del mondo ed essergli arrivato davanti è un grande risultato». Poi ancora: «Il muro dei 10? Ne parlerò solo quando l’avrò fatto».

Come gestire questo promettente talento? Mancano meno di 2 mesi agli Europei. Filippo inizierà un ciclo di tre settimane di allenamento: «In questo momento non bisogna esagerare né con la preparazione, né con le gare. Se si esagera con la prima si rischia l'affaticamento del corpo, se si gareggia troppo si mette a rischio il sistema nervoso», spiega papà Salvino, che è il suo coach e la sua protezione dai raggi della popolarità.

Dopodiché un piccolo altro ciclo di gare, che cominceranno sicuramente il 22 giugno a Madrid con un'altra uscita sui 100, poi probabilmente i 200 a Mannheim e quindi la staffetta ai Giochi del Mediterraneo a Tarragona. La gestione è così parsimoniosa e oculata da ricordare quella di Bolt, poche gare, molto riposo e allenamenti mirati, soprattutto per prevenire il cortisolo, l'ormone dello stress, un pericolo per atleti di tutte le età.

L'importante è che tutto con molta tranquillità: all'orizzonte si avvicinano i Mondiali di Doha, i Giochi di Tokyo del 2020. Sono tutti passaggi, tutti obiettivi alla portata della nuova stella dell'atletica azzurra che, però, deve ancora crescere e maturare.

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