Sull'onda senza cresta
di Giovanni Tommasini
Sport minori, sportivi minori? L'enorme attenzione mediatica che riceve il calcio nel nostro Paese, relega in secondo piano la maggior parte degli sport di squadra e individuali, se non per brevissimi intervalli di tempo. Eppure i sacrifici che tanti atleti che vivono lontani dai riflettori sono comunque enormi. Ce ne parla Giovanni Tommasini.
Vanessa Ferrari, Daniele Molmenti, Marco Galiazzo (foto in basso), Paolo Tommasini, Elisa di Francesca, Jessica Rossi (foto a destra), Niccolò Campriani, Carlo Molfetta, Aruanna Errigo, Clemente Russo, Giulia Quintavalle (foto a sinistra), Chiara Cainero, Andrea Minguzzi, Daniele Meucci.
Cosa hanno in comune tutte queste persone?
Non hanno la cresta, non hanno avuto fidanzamenti gossippari, non sono stati raccontati degnamente da nessuno.
Hanno vinto, hanno raggiunto i vertici mondiali nelle loro discipline sportive, hanno una storia di vita e di atleti fantastici, unica, da restituire, far sapere, portare ad esempio per insegnare quanto sia bello fare una cosa con passione solo per il piacere di farla meglio di tutti per sentirsi bene con se stessi e gli altri.
Hanno vinto, per un momento su sono accesi i riflettori su di loro e poi sono stati dimenticati. Perché?
Perché tutto ciò che non è calcio viene penosamente definito "sport minore". Si può definire "sport maggiore" una disciplina sportiva che ha al vertice della propria federazione tale Stravecchio appena sospeso dai vertici europei per sei mesi per frasi razziste? O uno sport che rifiuta categoricamente di inserire "aiuti" tecnologici che porterebbero all'eliminazione di sospetti e dubbi relativi al regolamento?
Chiamiamo allora tutto ciò che non è calcio semplicemente SPORT.
Abbiamo soltanto nominato alcuni dei tantissimi meravigliosi atleti che hanno espresso il meglio del proprio amato sport, hanno cantato l'inno italiano felici di stessi e di aver emozionato con le loro imprese chi come me ama le imprese sportive autentiche senza creste, tatuaggi, polemiche sull'arbitraggio.
Assediati da trasmissioni sul nulla, sognando un giorno di vedere un talk show dedicato a loro, alle loro storie; la speranza è che tutte queste storie vengano comunque raccontate e ricordate. Da queste storie, vincenti e non, si capisce come i sogni possono essere realizzati e come è favoloso vivere coltivando una passione a prescindere dai risultati.
Grazie grandi eroi dimenticati. Come scriveva Marco Galliazzo, oro olimpico e leggenda del tiro con l'arco: «Noi azzurri ci impegniamo, perché sono soprattutto i nostri risultati a veicolare il nostro sport verso chi non lo conosce, ma a volte le medaglie internazionali che vinciamo non vengono valorizzate dai mezzi di comunicazione, mentre per altre discipline si fa molto di più. Forse ha un peso anche la scarsa conoscenza che hanno del nostro sport i direttori delle testate e i giornalisti stessi». Parole d'oro.
Cari Sportivi, vi chiediamo scusa a nome di tutti quelli che si interessano solo di creste e non sanno raccontare la bellezza di un'onda.
In onda senza cresta, la trasmissione dei sogni.
Giovanni Tommasini