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Piccinini e la carriera infinita


Parliamo del palmares della pallavolista visto che continuerà (speriamo) ad arricchirsi: 5 scudetti e 6 Coppe Campioni, un Mondiale, un Europeo e una Coppa del Mondo. Dopo aver vinto il campionato col Novara, o meglio dopo aver trascinato la sua nuova squadra, la sportiva ha dichiarato – con la classica schiettezza di quella strana Toscana, poco toscana, vicino Massa di dove la Piccinini è originaria – che «ogni anno dicono che sono finita e ogni anno mi carico. La verità è che solo il campo dimostra quanto vali e io ho appena vinto uno scudetto. Tanto bollita non devo essere».

Classe 1979, ha esordito in serie A nel 1993, quindi a meno di quindici anni. E nella sua carriera ricca di sfide, e soprattutto di soddisfazioni, ha visto scorrere davanti ai suoi occhi (e in campo!) ben quattro generazioni. Inutile chiederle, quindi, a quale compagna si senta più legata. Sarebbe un’ingiustizia per molte.

La vittoria è arrivata giovedì scorso col suo Novara sconfiggendo in finale il Modena. Questo dopo quattro scudetti a Bergamo. Certo, l’impresa non è stata opera di un giorno: «L’anno scorso a Casalmaggiore volevo vincere la Champions e ci sono riuscita. Quest’anno avevo lanciato un’altra sfida: portare Novara allo scudetto. Sono orgogliosa di me». La Piccinini, insomma, sta vivendo al massimo quella che si è soliti chiamare una seconda giovinezza agonistica:  «Sto bene fisicamente, curo il mio corpo e mi sento vent’anni. Anzi. Sono una donna consapevole, equilibrata, lucida e completa. Oggi a vent’anni non ci tornerei mai».

E non basta. Perché la Piccinini è stata eletta recentemente come rappresentante delle atlete nel consiglio federale Fipav, perché, con le sue parole: «Voglio aiutare le giocatrici ad ottenere maternità, pensione e gli stessi stipendi dei maschi. Vent’anni fa le differenze erano grandissime, ora si sono ridotte. Le donne sono toste, prima o poi ce la fanno».

La grinta non le manca: perché fa della schiettezza, in campo e fuori, un punto di forza del suo carattere di donna e di campionessa. E di simbolo della squadra italiana: parliamo di quattro Olimpiadi disputate in 21 anni con la Nazionale, che ha abbandonato solo l’anno scorso coerentemente col suo rendimento.

Ma è anche vero, come abbiamo già raccontato su questo sito, che il contesto era decisamente sfavorevole. La Piccinini ha usato parole (giustamente) di fuoco per l’ex allenatore della nazionale, Bonitta: «Da lui non sono stata apprezzata e tantomeno valorizzata. Voleva essere lui la star e invece il risultato è che in Nazionale c’era solo un gran casino, aveva poca lucidità e a Rio si è visto»). E questa non è solo sicurezza, ma coraggio delle idee.

[Andrea Bianchi]

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