Pellegrini, Detti, Paltrinieri e quella giornata che non dimenticheremo
Momenti indimenticabili quelli che ci hanno vivere gli azzurri ai Mondiali di Budapest; emozioni incredibili quelle vissute guardando gli ultimi 200 stile libero nella vita agonistica di Federica Pellegrini, così come quegli 800 in cui Dotti ha trionfato e Paltrinieri ha vinto il bronzo.
Divina, unica, meravigliosa Federica Pellegrini, così amareggiata al termine dei Giochi che soltanto un anno fa l'avevano tentata di mollare tutto, così forte nel risorgere e conquistare un oro incredibile. «Volevo una medaglia, ma non pensavo certo all'oro. Adesso posso dire di essere in pace. Questi sono i miei ultimi 200 stile, continuerò a nuotare seguendo un altro percorso».
Alla soglia dei 29 anni la Pellegrini ha saputo rimontare e bruciare negli ultimi metri il fenomeno americano Katie Ledecky, 20 anni, campionessa olimpica anche nelle altre vasche oltre che in tutte le distanze dello stile libero. Dalla corsia numero 6 inizia una prima frazione in 27”22 (quinta), passaggio a metà gara in 56”41 (29”19 e quarta), virata dei 150 in 1’25”91 (29”50 e quarta), gli ultimi 50 sono quelli che nessuna sa fare come lei e in 28”82, mentre tutte sbracciano nelle onde, lei allunga le unghie e supera non solo appunto la Ledecky che ha già vinto in Ungheria tre ori, l’australiana Emma McKeon, 23 anni, la stessa che in Brasile le soffiò il bronzo e dietro ancora la russa Veronika Popova strabiliante in semifinale, la beniamina di casa Katinha Hossze solo settima.
Durante la cerimonia Fede canta l'inno con la mano sul cuore e la premia in via del tutto eccezionale Giovanni Malagò, che esclama emozionato: «È la più grande atleta che io abbia mai visto», il commento di Malagò) le consegna l’oro e la abbraccia stretta. Mameli cantato anche dagli ungheresi. Due anni fa disse di voler essere ricordata come la più forte duecentista libera di sempre e questa gara, con il relativo annuncio successivo, lo certificano.
Nelle sei precedenti edizioni dei mondiali Fede c’è sempre stata, anzi spesso si è caricata tutto il nuoto azzurro sulle spalle: seconda a Kazan 2015 con 1’55”32 e Barcellona 2013 con 1’55”14 (nell’anno che aveva preso di pausa, o sabbatico, dopo la delusione ai Giochi di Londra 2012), prima a Shanghai 2011 con 1’55”48 e a Roma 2009 oro col record del mondo di 1’52”98 (gommato) che ancora resiste all’assalto della Ledecky, terza a Melbourne 2007 con 1’56”97 (dopo ave stabilito il record mondo in semifinale con 1’46”57, poi migliorato dalla Manadou in finale con 1’55”52) e seconda a Montreal 2005 con 1’58”73.
Federica è stata il modello vincente per Gabriele Detti: «Avevo in mente Federica: mi sono detto che se aveva chiuso così forte lei dovevo farlo anch’io». Era il modello giusto al momento giusto, «perché lei è infinita e io spero di fare un decimo di ciò che ha fatto e che farà ancora».
Cronaca di un'altra gara pazzesca in cui il livornese è diventato Campione del mondo, ha vinto il duello con il socio Gregorio Paltrinieri — terzo, infilzato anche dal sorprendente Wojdak —, si è ripreso il record europeo con un notevole 7’40”77 e soprattutto ha concluso una rincorsa al se stesso più autentico cominciata dopo i Mondiali di due anni fa, saltati per una malattia.
Vedersi davanti alla tv Paltrinieri che a Kazan gli soffiava proprio il primato europeo prendendosi l’argento dietro Sun Yang (scoppiato e quinto) era stata la molla: «La trasformazione della negatività in positività» la chiama lui. E dopo il bronzo nei 400, ecco il trionfo.
Il compagno di battaglia e grande amico Gregorio Paltrinieri, Campione mondale in carica dei 1500 e vice campione proprio degli 800 dopo l'argento conquistato a Kazan due anni fa, con il suo 7’42″44 si è dovuto accontentare del terzo tempo e di una medaglia di bronzo che comnpleta la festa azzurra.
26 luglio 2017: una giornata storica per il nuoto azzurro e per lo sport in generale.