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Materiale Didattico

La leggenda delle Volpi blu che vinsero la Premier League


Solo i tifosi del Tottenham erano rimasti a cercare di frapporsi tra le Foxes e la gloria; il 2-2 ottenuto in casa del Chelsea ha spento anche le poche speranze aritmetiche. Ma la cavalcata del Leicester verso il suo primo trionfo nel campionato inglese, ormai celebrata da ogni quotidiano inglese, italiano e internazionale, è affascinante.

Solo un anno fa, di questi tempi, la squadra di proprietà del thailandese Srivaddhanaprabha aveva evitato in maniera rocambolesca la retrocessione, con un gran finale di torneo sotto la guida dell'allora tecnico Pearson. L'allenatore aveva deciso tuttavia di lasciare la squadra per aiutare il figlio coinvolto in uno scandalo a luci rosse. La dirigenza decise quindi di affidarsi a Claudio Ranieri, reduce da un'esperienza non felice da c.t. della Grecia; secondo i bookmaker si scatenarono, il 64enne romano sarebbe potuto essere il primo ct esonerato della stagione.

Parliamo quindi del vertice della squadra, ossia da Vichai Srivaddhanaprabha. Thailandese, 58 anni, self-made man e nono uomo più ricco del suo paese, con un patrimonio stimato di 2.8 miliardi di dollari, è proprietario del club dal 2010. Allora si chiamava ancora Vichai Raksriaksorn. Il “nuovo” nome concesso nientedimeno che dal re thailandese, significa “Luce di gloria progressiva”. Presidente un anno dopo l’insediamento, Vichai ha scelto come vice il figlio Aiyawatt, detto “Top”, che gestisce in club in prima persona nella quotidianità. Nel board (come direttore esecutivo) c’è un’altra thailandese, nonché una delle poche donne dirigenti della Premier: è Supornthip 'Tippy' Choungrangsee, imprenditrice, disegnatrice di gioielli, organizzatrice di eventi.

Dopo le prime partite Ranieri ha compiuto il primo miracolo, ossia quello di creare e successivamente compattare un gruppo di giocatori tutto sommato mediocri o non eccezionali. Ranieri ha puntato su un blocco ben definito di titolari, con appena due-tre alternative in grado di dare respiro agli undici pretoriani. Su tutti, sono emersi Jamie Vardy (ex operaio non immune da problemi con la giustizia, esploso fino a segnare 22 gol in questa Premier) e Riyad Mahrez, talento algerino su cui nessuno aveva mai puntato, ma capace di crescere tanto da essere nominato miglior giocatore del campionato. «Il mio Leicester è come una squadra di rugby: si aiutano sempre tra loro, proprio come in una squadra di rugby», ha spiegato il ct.

Partita dopo partita il Leicester ha acquisito solidità e compattezza, senza abbandonare l'obiettivo reale: la salvezza. Man mano che il campionato avanzava, però, i giocatori hanno acquisito la consapevolezza che poteva davvero essere compiuta un’impresa e che vincere la Premier League non sarebbe stato solo un sogno. Nel frattempo le contendenti stavano ammutolendo: l'Arsenal non ha retto il confronto e piano piano si è inabissato e Il Tottenham, secondo in classifica, è anch'esso una sorpresa, non ha saputo mantenere i ritmi altissimi delle volpi. Chelsea, Manchester United e Manchester City vivono una crisi simile e un cambio generazionale che lascia poche speranze per il futuro. Nel frattempo Ranieri insegnava al suo gruppo come stare in campo, ha educato Mahrez, un cane sciolto, ma pieno di talento e ha dato un’identità calcistica a un gruppo che la stagione prima aveva faticato a salvarsi. Il bottino finale: 22 vittorie, 11 pareggi e 3 sconfitte.


Una storia incredibile che in pochissimi casi abbiamo vissuto anche in Italia. Se gli scudetti di Lazio e Roma, così come quello del Napoli di Maradona, sono più rari rispetto alle tre sorelle Juventus, Milan e Inter, anche la Serie A ha avuto favole con il lieto dine: il Verona di Bagnoli che nel 1985 vinse lo scudetto davanti a Torino, Inter, Sampdoria, Milan e Juventus con i gol di Nanu Galderisi e le parate di Garella. Agli ordini del "mago della Bovisa" c'erano anche stelle come Briegel ed Elkjaer che portarono una città di poco più piccola di Leicester sulla cima d'Italia. Nel 1970, invece, toccò al Cagliari guidato da Scopigno conquistare quello che ancora oggi rimane l'unico scudetto; uno scudetto conquistato con le scorribande di Domenghini, le parate di Albertosi, la classe di Cera e i gol potenti e la personalità di Rombodituono. Momenti di gloria, forse non ripetibili nel nostro paese.

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