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Materiale Didattico

Il progetto di ricerca e il valore educativo del JKD


IL VALORE EDUCATIVO DEL JKD

L’insegnamento delle arti marziali presenta un’importante valenza educativa e socializzante, in quanto l’esecuzione di tecniche di attacco e difesa necessitano di un determinato controllo motorio nei riguardi del proprio partner-avversario.

I praticanti degli sport da combattimento devono instaurare un rapporto di collaborazione e affidamento reciproco nel rispetto delle regole, dosare la forza nel contatto fisico e realizzare un contesto allenante in sicurezza. Questa situazione si concretizza se ogni componente del gruppo di allenamento riesce a osservare e conoscere al meglio i compagni, valutando e proporzionando il proprio comportamento durante la pratica degli esercizi a coppie. Ad esempio, un allievo esperto dovrà avere il rispetto e l’umiltà di non approfittare dei compagni principianti, aiutarli nel processo di apprendimento, correggendo gli errori e consentendogli di progredire nell’attività. Questo rapporto si concretizza nella dimensione affettivo-morale della solidarietà e nella consapevolezza delle valenze e dei limiti del proprio avversario in quanto compagno di allenamento. L’autocontrollo è necessario per evitare di sorpassare il limite di sicurezza e creare un’inutile occasione di incidenti o infortuni; per esercitarlo, ci si avvale di esercizi condizionati che permettono di acquisire fiducia in sé stessi e negli altri e, una volta instaurata una determinata sintonia o feeling con il partner, si può progressivamente passare a un livello superiore, sviluppando nuove abilità motorie e tattiche. Inoltre è utile cambiare l’avversario a ogni esercizio per assimilare sempre nuove informazioni e fare esperienza con persone che si muovono e ragionano in modo diverso dal proprio.

Un’altra componente molto importante delle arti marziali è la presenza di rituali simbolici psicomotori, quali il saluto a inizio e fine lezione e ogni volta che si cambia partner. Questo codice, che contraddistingue il Jeet Kune Do rispetto agli sport da combattimento, ed è personalizzato per ogni arte marziale tradizionale, è una formula di rispetto verso il maestro e i 

compagni. Gli alunni, interiorizzando il significato di queste gestualità, apprendono valori fondamentali come la disciplina, la dignità, l’umiltà e la lealtà.

La seguente trattazione ha lo scopo di proporre il JKD come un’attività originale da introdurre nel programma di Scienze motorie e sportive alla scuola secondaria di primo e secondo grado. I docenti disporranno di una dettagliata spiegazione dei principi e delle tecniche del JKD, con esercizi, programmi e indicazioni didattiche. La proposta è definita e consolidata tramite un progetto di ricerca svolto nelle scuole secondarie che, tramite l’osservazione, l’analisi dei dati e la valutazione, ha fornito risultati oggettivi riguardo ai benefici in termini motori e psico-comportamentali dell’insegnamento del JKD agli studenti. Inoltre l’esperienza è corredata da un feedback da parte degli alunni e dei docenti coinvolti.


I DESTINATARI E GLI OBIETTIVI DELLA SPERIMENTAZIONE

Il Jeet Kune Do si è diffuso anche nelle piccole realtà locali; infatti a Modena, Eleonora Panini, autrice del progetto Insegnare il Jeet Kune Do alla scuola secondaria si è formata con il maestro Maurizio Guerrini che ha contribuito a ripercorrere vari aspetti della filosofia e dell’arte marziale di Bruce Lee.

Si può considerare Bruce Lee un maestro di vita, oltre che nelle arti marziali, perché è riuscito a elaborare un percorso di riflessione e crescita interiore che ha aperto la mente e ampliato la visione della realtà su diversi aspetti. La sua concezione di vita è basata sull’eliminazione di ogni limite, sul superamento degli ostacoli nelle scelte e sulla semplificazione di ogni azione con lo scopo di raggiungere gli obiettivi desiderati. A questo fine è necessario un viaggio di autoconoscenza: analizzare sé stessi e le proprie capacità è un punto di partenza per realizzarsi e arrivare ai traguardi personali. Le arti marziali non sono solo sport, combattimento e autodifesa, ma lasciano degli insegnamenti utili nella vita quotidiana e forniscono un indirizzo e un sostegno nella continua evoluzione interiore di ognuno di noi.

Il JKD consente quindi di vivere un’esperienza di crescita personale che tutti i ragazzi dovrebbero sperimentare, in quanto l’adolescenza è il momento in cui i giovani, nel viaggio di conoscenza di sé stessi, necessitano di  un orientamento, di punti di riferimento, di stimoli e di corretti modelli da seguire. Per questo motivo, il progetto è importante: diffonde la conoscenza del JKD, i suoi valori e principi proprio nel contesto quotidiano di apprendimento scolastico.

Nel 2018 alcune scuole secondarie di primo e secondo grado di Modena hanno aderito al progetto sperimentale Jeet Kune Do, con l’obiettivo di verificare la possibilità di introdurre quest’arte marziale nei propri programmi di Scienze motorie e sportive.

Le uniche arti marziali che sono già state sperimentate nell’insegnamento scolastico sono il Karate, il Judo e il Taekwondo; in alcuni Paesi europei, queste discipline fanno già parte del curricolo di Scienze motorie alla scuola secondaria. In Italia gli studenti hanno partecipato a progetti organizzati dalla Fijilkam (la Federazione italiana judo lotta karate e arti marziali), cogliendo l’opportunità di conoscere il mondo delle arti marziali. Esperti esterni hanno strutturato degli interventi nelle scuole per diffondere la cultura di queste tre discipline e sono state proposte anche attività extrascolastiche.

A seguito di un’approfondita raccolta di informazioni e analisi di comprovate ricerche riguardo la pratica di del Karate, del Judo e del Taekwondo alla scuola secondaria, il progetto innovativo riguarda l’analisi degli effetti positivi dell’insegnamento del Jeet Kune Do sugli studenti della scuola secondaria.

L’obiettivo centrale della pratica del JKD è quello di promuovere una filosofia di vita basata su corretti principi etici e apprendere il concetto di difesa personale contro ogni forma di violenza. L’apprendimento del JKD tramite l’esecuzione di tecniche potenzialmente aggressive, consente lo sviluppo della consapevolezza di quali sono i limiti da non superare al fine di evitare azioni dannose verso altre persone. La ripetizione di gestualità a contatto con un avversario permette di dosare la propria forza, canalizzare le emozioni, consolidare l’autocontrollo e ristrutturare il comportamento in funzione della competitività e della performance.





I destinatari della proposta didattica sono i docenti di Scienze motorie e gli alunni. Il progetto, durato 4 mesi, da gennaio ad aprile 2018, propone un programma di Jeet Kune Do adeguato alle esigenze degli alunni e alle corrispondenti fasce di età, conforme agli Ordinamenti Ministeriali e alle Indicazioni Nazionali, coerente con i principi, i valori e la didattica della scuola destinataria, nonché con gli obiettivi di apprendimento del PTOF scolastico: per questo motivo, le tecniche di arti marziali (Insegnare Jeet Kune Do alla Scuola Secondaria, cap. 2) sono state semplificate e rielaborate nella loro forma più essenziale e comprensibile; sono state fornite le conoscenze fondamentali di difesa personale e gli strumenti propedeutici alla pratica delle arti marziali. I principi base del Jeet Kune Do, che costituiscono la metodologia di insegnamento e apprendimento, sono: disciplina, conoscenza di sé stessi, controllo del proprio corpo e delle emozioni, buona condotta comportamentale, rispetto verso gli altri, riflessione interiore, formazione del carattere, collaborazione reciproca, comunicazione con il corpo e tra compagni, consapevolezza delle proprie capacità.

Gli alunni sono stati valutati in tre momenti distinti dal punto di vista psicologico, comportamentale e fisico; i loro progressi sono stati rilevati con l’osservazione sistematica, in riferimento alle capacità condizionali e coordinative, allo sviluppo di nuove abilità motorie e all’acquisizione di competenze; è stata valutata la situazione iniziale degli alunni tramite un questionario di raccolta dei dati generali sulle caratteristiche psico-fisiche, test di valutazione motoria delle capacità condizionali e coordinative fondamentali, e osservazioni del comportamento.

Durante il percorso formativo sono stati monitorati i progressi di ogni studente in relazione a due griglie di valutazione con descrittori in scala da 1 (insufficiente) a 4 (ottimo): la prima analizza il miglioramento delle capacità condizionali e coordinative e l’acquisizione di abilità motorie tramite l’esecuzione di esercizi specifici inerenti al Jeet Kune Do; la seconda tabella raccoglie dati riguardo l’evoluzione complessiva delle capacità psico-comportamentali degli studenti. Questi indicatori hanno consentito di stabilire quali siano i benefici derivanti dalla pratica dell’arte marziale del Jeet Kune Do nelle scuole.

Al termine del progetto sono stati somministrati dei questionari di valutazione dell’attività, sia agli studenti sia ai docenti di Scienze motorie, al fine di avere un feedback dei risultati da parte dei destinatari. Inoltre gli alunni hanno compilato un test di autovalutazione dei progressi personali e degli obiettivi raggiunti.

L’INCONTRO TRA JKD, PTOF, O.S.A. E PROGRAMMI MINISTERIALI

Indicazioni generali di Scienze motorie e sportive nella scuola secondaria [1]

1) Potenziamento fisiologico
a) miglioramento della funzione cardio-respiratoria;
b) rafforzamento della potenza muscolare;
c) mobilità e scioltezza articolare;
d) velocità e destrezza.

2) Consolidamento, coordinamento e rielaborazione degli schemi motori

3) Attività motoria come linguaggio;

4) Attività in ambiente naturale;

5) Avviamento, conoscenza e pratica della pratica sportiva

a) le attività riescano effettivamente a coinvolgere la generalità degli alunni, compresi i meno dotati;
b) ogni forma di competizione sia diretta a valorizzare la personalità dei singoli alunni e pertanto costituisca la verifica concreta, non tanto del conseguimento o del miglioramento di un risultato, quanto dell’impegno personale, dell’applicazione assidua, dell’osservanza delle regole proprie del tipo di attività.

6) Consolidamento del carattere, sviluppo della socialità e del senso civico

7) Informazioni fondamentali sulla tutela della salute e sulla prevenzione degli infortuni



Traguardi delle Competenze di Scienze motorie e sportive alla scuola secondaria [2]

- La percezione di sé e il completamento dello sviluppo funzionale delle capacità motorie ed espressive
- Lo sport, le regole e il fair play
- Salute, benessere, sicurezza e prevenzione
- Relazione con l’ambiente naturale e tecnologico

Obiettivi di apprendimento del Jeet Kune Do

- Riconoscere e comprendere i cambiamenti e lo sviluppo del corpo e agire in modo adeguato per migliorarne l’efficienza e la condizione;
- saper mantenere un impegno motorio e l’autocontrollo delle funzioni muscolari e cardio-respiratorie;
- saper utilizzare efficacemente la coordinazione generale per realizzare gesti tecnici;
- saper utilizzare in modo creativo repertori personali;
- saper modulare le azioni tecniche in un contesto spazio-temporale variabile;
- saper decodificare gli atti motori di avversari e compagni e i gesti degli Arbitri (in relazione ai Regolamenti);
- partecipare in forma propositiva alla scelte di tattiche di competizione;
- comprendere e conoscere i Regolamenti, assumendo anche il ruolo dell’Arbitro;
- saper gestire situazioni di gara con autocontrollo ed equilibrio, rifiutando qualsiasi forma di violenza;
- saper comprendere le risposte adattative dell’organismo all’attività neuro-psico-motoria;
- comprendere la correlazione tra carichi motori, stato di salute e alimentazione.

Immagine Lee

Punti di incontro fra obiettivi generali di Scienze motorie e sportive e lezioni di JKD

Area motoria

- Saper ridefinire i programmi motori sulla base delle capacità di discriminazione percettiva (esterocettiva e propriocettiva) con particolare attenzione allo sviluppo della esterocettività e all’integrazione delle informazioni provenienti dall’ambiente esterno con l’attività del sistema cinestesico;

- Attivare la coordinazione oculo-manuale, oculo-podale e segmentaria;

- Sviluppare le capacità motorie coordinative e condizionali: forza esplosiva, velocità di azione e reazione, equilibrio, flessibilità, elasticità, resistenza…

Area sport

- Avviamento alla pratica sportiva: apprendere i fondamentali del Jeet Kune Do e le possibili interazioni motorie;

- Competizione, performance e fair play: cimentarsi in un combattimento esordienti.

Area socio-psicologica e comportamentale

- Promuovere principi, valori del JKD, mantenere la disciplina, rispettare le regole comportamentali;

- Formazione del carattere, sviluppo della personalità e conoscenza di sé stessi;

- Sviluppare le relazioni sociali tramite la collaborazione e il confronto;

- Migliorare l’autocontrollo e il rispetto altrui.

IL JKD, LA DISABILITÀ E  LA DIDATTICA DELL’INCLUSIONE

Il  Jeet Kune Do costituisce un’attività volta anche a promuovere un percorso di crescita dei ragazzi nel confronto, attraverso la pratica sportiva, con le difficoltà quotidiane del disabile creando relazioni di incontro fra il “vissuto” dello studente abile e il “vissuto” dello studente disabile. La relazione che si viene a creare tra lo studente “abile” e lo studente “disabile” è motivo di aggregazione fra i ragazzi proprio nel difficile periodo dell’età adolescenziale e nel rapporto conflittuale che gli stessi hanno con la famiglia, con la società ma anche con gli altri coetanei (un esempio sono le varie forme di prevaricazione, anche psicologica, fra ragazzi e all’affermazione del loro “io” sul “debole”).

La pratica delle arti marziali a scuola mira alla realizzazione di azioni efficaci nelle seguenti aree:

- «Area della promozione della persona: lo sport si rivela un campo di esperienza fondamentale per cogliere in atteggiamenti e comportamenti dei giovani eventuali indicatori di difficoltà e disagi su cui intervenire cercando innanzitutto di costruire rapporti significativi col soggetto stesso.



- Area di integrazione a favore dei disabili: la partecipazione alle lezioni di JKD consente lo sviluppo della socializzazione e l’integrazione fra soggetti con diverse abilità motorie utilizzando lo sport come mediatore e facilitatore dell’esperienza di conoscenza e relazione» [3].

La pratica del Jeet Kune Do, in quanto sport di contatto corporeo e di coinvolgimento collettivo, consente l’incontro fisico tra il disabile e i compagni. Gli esercizi di trapping (intrappolamento) a coppie, oppure la lotta e le proiezioni, favoriscono lo sviluppo della sensibilità e la percezione del proprio corpo in relazione a quello altrui.

L’intervento educativo delle arti marziali è mirato a correggere l’instabilità psico-motoria, la goffaggine dei movimenti, la scarsa coordinazione, l’imperfetta dominanza laterale, la carente strutturazione spazio-temporale e la scarsa conoscenza del proprio corpo.

Per il docente è fondamentale utilizzare strategie e strumenti adatti che portino gradualmente l’alunno a superare o ridurre situazioni di conflitto prolungato con la realtà o con le esigenze di un ambiente non conforme ai suoi bisogni, offrendogli una base di sicurezza al di fuori di ogni minaccia, pregiudizio, condanna o rifiuto, che è in effetti la condizione indispensabile perché le esperienze possano essere vissute realmente. L’educazione motoria attraverso la pratica del JKD è il mezzo ideale per stimolare lo sviluppo anatomo-fisiologico, per favorire lo sviluppo dell’intelligenza operativa, per acquisire il dominio emozionale e la formazione del carattere, per facilitare l’affermazione di sé, la relazione e il confronto con gli altri. Inoltre esso agisce fortemente sul miglioramento del comportamento sociale, promuovendo il rispetto per gli altri, la disciplina e la formazione dell’attitudine personale di fronte allo sforzo, evitando gli estremi della passività o dell’instabilità (oppure altri comportamenti negativi come autoaggressività, eteroaggressività, inibizione, isolamento, marginalità sociale ecc.), o dell’impulsività disordinata.

In conclusione, citando Diana Scala Paulillo, un’attività come quella del JKD praticata dai soggetti BES comporta:

- «una maggiore conoscenza di sé stessi e delle proprie reali possibilità e limiti, delle proprie capacità ed incapacità;

- un graduale passaggio dalla non conoscenza del proprio corpo alla elaborazione dello schema corporeo;

- l’apprendimento graduale di nuovi modelli comportamentali, che portano gradualmente ad uno stato di possibile autonomia;

- l’autoespressione, l’autorealizzazione, l’autocontrollo e quindi un’indipendenza psicologica che comporta autostima e quindi autoaccettazione;

- l’interiorizzazione, attraverso l’integrazione e l’elaborazione, delle esperienze motorie, percettive ed emotive;

- l’esplicazione di diverse motivazioni, come l’esplorazione, l’avventura, l’aggressività, l’affermazione e così via;

- la condizione di vita di gruppo, che facilita un adeguato adattamento alla realtà e alle esigenze dell’ambiente;

- la facilitazione del processo di identificazione e proiezione, aiutando a superare eventuali sovrastrutture nevrotiche secondarie allo handicap fisico;

- la compensazione con dati e fatti positivamente vissuti, di eventuali frustrazioni subite in altri contesti psico-sociali;

- la canalizzazione di tendenze aggressive e autoaggressive in azioni socialmente produttive;

- l’intraprendere relazioni oggettuali adulte debellando eventuali meccanismi regressivi;

- lo stimolare positivamente l’intelletto e la creatività» [4].

METODOLOGIE, PROCEDURE E STRUMENTI

Il progetto di Jeet Kune Do costituisce un’unità didattica all’interno del programma di Scienze motorie e sportive per la scuola secondaria.

Tale unità comprende quattro lezioni a settimana. Ogni mese sono state prese in esame una o due classi appartenenti alla stessa fascia di età (ad esempio: un mese le classi prime, un mese le classi seconde, ecc.), in modo da dare continuità al percorso e ottenere risultati più efficaci e precisi.

La ricerca è durata 4 mesi durante i quali si è potuto sperimentare l’insegnamento semplificato del Jeet Kune Do nel rispetto delle regole, della disponibilità, delle procedure e della programmazione scolastica. Le attività si sono svolte nelle palestre degli istituti con l’utilizzo delle attrezzature a disposizione (opzionali eventuali tappetini); inoltre è stato procurato dalle palestre in cui si tenevano corsi di arti marziali il materiale aggiuntivo utile all’esecuzione di alcuni esercizi (ad esempio: colpitori, focus, protezioni, corde da saltare, ecc.).

Le lezioni sono state coordinate da Eleonora Panini, responsabile del progetto con l’aiuto di alcuni collaboratori (istruttori e maestro di arti marziali). Il docente di Scienze motorie e sportive è stato coinvolto nella programmazione, nello svolgimento delle attività, nell’assistenza agli alunni e nella gestione del gruppo classe. Gli esercizi sono stati adattati alla situazione e uniformati secondo i livelli standard della classe, in modo da rendere la pratica accessibile a ogni studente. Gli alunni DSA e BES sono stati coinvolti nelle attività alla pari dei compagni in un percorso individualizzato che rispondesse alle condizioni psico-fisiche, alle capacità personali e alle esigenze dei singoli.

Credito: Eleonora Panini.


Metodi

I metodi più efficaci per il conseguimento degli obiettivi posti  dalla programmazione sono:

- Metodo della risoluzione dei problemi (gestire ogni situazione diversa e imprevedibile durante l’esecuzione di esercizi liberi a coppie, saper reagire nel modo più immediato e appropriato a un’azione dell’avversario);

- Metodo della serie di ripetizioni (ripetere diverse volte l’esercizio di JKD favorisce la memorizzazione dei movimenti e della gestualità, in modo da acquisire un automatismo);

- Metodo delle prove di gara con regole semplificate (simulare una situazione di combattimento  di gara introducendo il regolamento in modo progressivo).


Esercizi propedeutici

Di seguito la proposta di alcune attività e giochi propedeutici al JKD:

- Esercizi di discriminazione e differenziazione dei vari segmenti del corpo (in decubito, in movimento, ecc.), di oggetti e compagni in movimento, ecc.;

- Esercizi che utilizzano schemi motori fondamentali modificati in vario modo;

- Esercizi con la palla, con attrezzi vari, esercizi segmentari propedeutici al Jeet Kune Do;

- Esercizi interattivi con l’uso di  mezzi vari;

- Esercizi di mobilità articolare passiva e attiva;

- Percorsi misti comprendenti schemi motori da rielaborare;

- Esercitazioni in circuito;

- Giochi situazionali, individuali e a squadre;

- Consolidamento del codice motorio specifico (postura, guardia, spostamenti, parate, attacchi, interazioni, ecc.).

Strumenti

Gli esercizi di JKD si possono eseguire a corpo libero individualmente o a coppie senza l’ausilio di un equipaggiamento. Nel caso si voglia proporre una lezione più specifica e approfondita è necessario munirsi dell’attrezzatura per le arti marziali:

- focus [5] o pao [6] (colpitori) per eseguire le tecniche sull’adeguata attrezzatura;

- tappeti o tatami (materassini) per gli esercizi a terra e le cadute;

- protezioni [7] quali guantoni e paratibie, da indossare durante l’allenamento con contatto fisico.

Strumenti per la pratica del JKD: da sinistra i guantoni da 10 once, i pao, i focus (ovvero due diverse tipologie di colpitori) e i paratibie.



[1] Indicazioni Nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento delle Scienze motorie e sportive alla scuola secondaria (D.P.R 89/2010).

[2] Traguardi delle Competenze di Scienze motorie alla scuola secondaria (D.P.R. 89/2010).

[3] Progetto Scuola, Sport e Disabilità. Un’occasione di incontro e crescita, www.personaedanno.it, luglio 2018.

[4] P. Piredda, L'attività motorio-sportiva come opportunità formativa privilegiata nel percorso di sviluppo di alunni disabili,  in «Rassegna dell’Istruzione – Rivista on line», n. 2-3, 2007/2008. Disponibile su www.rassegnaistruzione.it il 16/04/2012.

[5] I focus sono colpitori utilizzati per esercitarsi nell’esecuzione delle tecniche di combattimento con gli arti superiori. Hanno dimensioni ridotte rispetto ai Pao.

[6] I Pao sono colpitori utilizzati per esercitarsi nell’esecuzione delle tecniche di combattimento sia con gli arti inferiori che quelli superiori. Hanno dimensioni maggiori rispetto ai Pao.

[7] Le protezioni per la pratica delle arti marziali sono: guantoni, paratibie, caschetti, paradenti, paraseno per le femmine/conchiglia per i maschi. Nelle competizioni dilettantistiche sono obbligatorie, mentre nelle gare professionistiche si utilizzano solo guantoni, paradenti e protezioni di seno o genitali.

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