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Materiale Didattico

Atletica a scuola


 
 
L’idea di questo approfondimento nasce dopo il "flop" della rappresentativa italiana ai Campionati Europei di atletica leggera di tenuti a Goteborg lo scorso agosto; al termine della manifestazione Franco Arese, presidente della Federazione Italiana di atletica, dichiarava: «Le medaglie sono state vinte da grandi campioni che io considero veri e propri ambasciatori del nostro movimento. Un movimento che non è esaltante e per questo dovremo riflettere su cosa fare da grandi.
 
Prima di tutto occorre inserire di nuovo l’atletica nelle scuole, se vogliamo avere un futuro». Arese vorrebbe ripartire dalla scuola; ma la scuola ha le potenzialità per rilanciare questa disciplina? Ci sono i mezzi e c’è la voglia da parte degli addetti ai lavori di rendere le scuole le prime fucine dei nuovi atleti? La situazione italiana è quanto mai complessa e ricca di sfaccettature (per dirla in toni positivi).
 
Ci siamo fatti aiutare dai frequentatori abituali del forum del sito della Fidal (Federazione Italiana di Atletica Leggera) per cercare di capire cosa va bene e cosa va male; è emerso molto pessimismo ma non sono mancate molte proposte interessanti. A tutti gli insegnanti di educazione fisica e scienze motorie che volessero partecipare al dibattito, chiediamo di scriverci pareri, osservazioni e proposte all’indirizzo scrivo@edusport.it.  



Lo sport nella scuola italiana


Pur considerando le indicazioni riportate nei programmi ministeriali, gli insegnanti di educazione fisica e scienze motorie delle scuole hanno molta libertà di scegliere l’approccio migliore alla materia. C’è chi propone nei primi mesi dell’anno gli aspetti teorici (studi degli apparati, teorie del movimento, storia dello sport, droghe e doping, educazione alla salute e così via) e poi si dedica alla pratica dello sport in palestra; c’è chi predilige fin da subito la pratica dei movimenti principali e degli esercizi; chi, ancora, punta da subito agli sport di squadra e lascia che siano gli studenti a scegliere il preferito.
 
 
Le possibilità sono molte e spesso gli insegnanti sono vincolati dalle strutture (palestre, attrezzi, spazi esterni) che hanno a disposizione, dall’indole degli studenti, dalle poche ore di insegnamento a disposizione spesso rosicchiate dai colleghi che considerano la materia meno importante.
 

Non esiste un programma ideale che possa abbracciare 5 anni di scuola superiore, anche se sarebbe perfetto che l’alunno conoscesse tutti gli aspetti legati al variegato mondo della pratica sportiva: la teoria, gli esercizi base per sviluppare forza, velocità, resistenza, gli esercizi di atletica e gli sport di squadra.
 
Come specificato dal programma ministeriale: «Il programma di insegnamento di educazione fisica  nelle scuole secondarie superiori costituisce il proseguimento logico di quello svolto nella scuola media. Esso concorre, con le altre componenti educative, alla formazione degli alunni e delle alunne, allo scopo di favorirne l’inserimento nella società civile, in modo consapevole e nella pienezza dei propri mezzi».

 
Per quanto riguarda spazi e attrezzature, dopo il boom degli anni ’80, la situazione moderna è troppo diversificata. Ci sono gli istituti dotati di palestre, piscine indoor e campetti all’esterno, ma ce ne sono altri in cui gli spazi sono assolutamente inadeguati. 
Per questo è inutile muovere accuse generiche del tipo «La scuola non fa abbastanza» o «Ai ragazzi l’atletica non piace»; occorre piuttosto cercare di sviluppare, caso per caso, il migliore piano di lavoro in base a tutti quei fattori che variano inevitabilmente.
  


Il programma ministeriale
 

Il programma d’insegnamento di educazione fisica negli istituti superiori risale al 1 ottobre del 1982 ed è suddiviso in 5 grandi blocchi: 
 
1. Potenziamento fisiologico
Lo scopo è la ricerca del miglioramento della resistenza, delle velocità, della elasticità articolare e delle grandi funzioni organiche. «I mezzi operativi possono essere molti purché sempre aderenti agli interessi dei giovani, alla disponibilità di attrezzature, alle tradizioni locali e alle caratteristiche ambientali».
2. Rielaborazione degli schemi motori
Dopo aver acquisito gli schemi motori fondamentali è il momento di affinarli e integrarli con piccoli attrezzi (corde, palle, cerchio) o ai grandi attrezzi (cavallo, trampolino, plinto).
3. Consolidamento del carattere, sviluppo della socialità e del senso civico
Oltre ad esercizi intesi a «far conseguire all’adolescente la consapevolezza dei propri mezzi», è il momento di organizzare i primi giochi a squadra con regole e ruoli ben definiti; è possibile affidare a rotazione compiti di arbitraggio e di organizzazione dei team. Previste, laddove possibile, partecipazioni a gare, esibizioni esterne ed escursioni.
4. Conoscenza e pratica delle attività sportive
Il lato teorico dello sport è importante per il ragazzo: esso può assumere nella vita del giovane e dell’adulto un’abitudine che lo accompagnerà per tutta la vita. In vista di attività sportive agonistiche (indipendenti dall’ambiente scolastico) sarà utile educare il giovane ai concetti di lealtà, di impegno personale e di sacrificio.
5. Informazioni fondamentali sulla tutela della salute e sulla prevenzione degli infortuni
L’educazione fisica ha lo scopo di educare alla salute e alla prevenzione degli infortuni. Inoltre, «la capacità di evitare infortuni a se stessi deve collegarsi con quella di prestare soccorso agli infortunati; donde l’opportunità di completare l’insegnamento con le tecniche elementari di pronto soccorso, salvataggio e rianimazione».
 

Fuori dalla scuola


Ci sono studenti ed ex studenti che hanno un ricordo vivo e positivo legato al primo impatto con l’atletica leggera; escludendo i ragazzi che iniziano a praticarla per conto proprio, questo incontro avviene a scuola. Il primo goffo salto in alto, il primo tentativo di lancio del peso, la prima gara sui 100 metri o la prima corsa campestre. 
 

Nei casi più fortunati gli istituti hanno la possibilità di aderire a gare e manifestazioni promosse dagli enti locali; quando succede i ragazzi sono preparati dai loro insegnanti ad affrontare queste competizioni e conoscono per la prima volta il lato agonistico relativo all’atletica. In altri casi, purtroppo, l’atletica non esce dalle palestre scolastiche e spesso, vuoi per il mancato interesse riscontrato dagli studenti, vuoi per la scarse possibilità offerte ai professori, viene accantonata in favore di altre discipline sportive, soprattutto quelle di squadra.
 

Come emerso dagli interventi degli utenti del forum di atletica, il motore di questo tipo di eventi dovrebbe essere costituito dalle associazioni sportive, laddove presenti nel territorio regionale e provinciale; i compiti della scuola non sono questi. L’insegnante, dal canto suo, dovrebbe cercare di proporre l’atletica indipendentemente da quelli che sono i proprio gusti e il proprio background; tra gli studenti potrebbero nascondersi dei futuri campioni!
 

È poi emersa l’importanza dell’impatto scolastico dei ragazzi con l’atletica; se qualcuno ritiene importantissimo portare i ragazzi in pista e far provare loro alcune discipline e specialità, per qualcun altro la scuola non ha i mezzi per far appassionare all’atletica e al giovane sportivo non resta che recarsi al campo di sua spontanea volontà. 
 


Uno sguardo al futuro
 

Quando alla scuola si presenta l’occasione di partecipare ad un evento sportivo esterno esso deve essere sfruttato al meglio. Il professore non dovrebbe limitarsi a svolgere la funzione di "accompagnatore" della classe: i ragazzi vedranno nella sua figura il primo vero allenatore, il mister, una figura su cui confidare nell’esordio della gara.
 
 
Con le prime gare fuori dalla scuola il ragazzo può acquistare nuova consapevolezza delle proprie possibilità, può scoprire davvero di essere portato per praticare l’atletica. Certo non è facile, soprattutto oggi, riuscire a coordinare un’intera classe che si ritrova lontana dai banchi di scuola all’aria aperta. 
 

Ma la strada da seguire è questa, lo si vede anche dalla direzione intrapresa dal Coni con i Giochi della Gioventù che verranno: la squadra è composta dalla classe. Il professore può scegliere a quale disciplina par partecipare un ragazzo in particolare, ma nessuno deve essere escluso dall’evento nel suo complesso. 
Come cambierà l’approccio alla materia da parte della scuola? Quali saranno le novità introdotte dal ministro Fioroni? Quali dovranno essere le competenze richieste in futuro ai docenti? Molte domande e poche certezze.
 

Cari professori di educazione fisica e scienze motorie, a voi la palla adesso. Scrivete per raccontare la vostra situazione a scuola, con i ragazzi, con l’atletica. 


Voci dal forum 
 

Riportiamo alcuni interessanti interventi degli utenti del forum Fidal che hanno partecipato alla discussione sul rapporto tra scuola e atletica. 


  • Un ragazzo non dovrebbe scegliere l’atletica, dovrebbe provarla; i benefici sono tantissimi, come altrettanti i sacrifici ma questi variano da persona a persona, tenendo presente le proprie capacità, possibilità e voglie.
  • Ho scoperto l’atletica proprio alla scuola media! Durante le ore di ed. fisica imparavamo quasi tutti gli sport e ogni tanto veniva anche qualche sportivo a farci lezione.
  • Per incuriosire gli studenti all’atletica basterebbe concordare con il prof. di fare nelle sue ore di lezione qualche dimostrazione, mostrare filmati dei campioni, organizzare campionati interni fra sezioni.
  • I docenti, taluni collegati all’atletica in quanto allenatori, fanno spesso il proprio dovere didattico ma poco o nulla in obiettivo formativo per possibili futuri atleti. Il sogno di avere ogni scuola media o superiore con uno spazio adeguato per proporre l’atletica agli studenti... è appunto un sogno!
 

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