Allenare prima la testa poi il cuore e infine le gambe per non mollare
Cosa spinge a partecipare a maratone e ultra, sudare, faticare? Non solo la performance ma la voglia di mettersi in gioco, mantenersi in forma, rincorrere il benessere psicofisico, emotivo e relazionale; la voglia di fidarsi e affidarsi a qualcuno che fa compagnia, che porge una bevanda, che aspetta.
Una spinta motivazionale dettata da cuore, testa e corpo per non mollare, per far parte di una squadra con progetti di gare, per ricordare momenti passati insieme, per condividere pregara fatti di viaggi e incontri, per superarsi.
Interessante la testimonianza dell'ultrarunner Aurelia Rocchi: Prima di un allenamento importante o gara quali sono le sensazioni corporee? “Prima di un allenamento sono sempre tranquilla e libera di testa invece prima di una gara è diverso. Una gara è come se fosse la prima, emozioni fortissime e in quel momento le mie gambe sono importantissime, con loro ci parlo, mi fido di loro e le sento leggere conoscendo bene la loro fatica negli allenamenti”.
Aurelia sembra essere tranquilla perché si allena bene e duramente, da sola e in compagnia. Quando corro con l’atleta non vedente Ada Ammirata, lei mi racconta degli allenamenti di Aurelia e di Edith, mi dice: “Ma quelle due sono pazze ad allenarsi a mezzogiorno con questo caldo” e io gli spiego che per partecipare a gare estreme come l’Etna Extreme 100km o una gara di 48 ore al festival di Policoro Campionato Italiano, bisogna allenarsi nelle ore più impensabili, di giorno con il sole e di notte con il buio per abituare corpo e mente alla fatica e permettersi di fare una gara fino in fondo, fino alla fine.
Relativamente all'affermazione di Aurelia quando dice: "Le mie gambe sono importantissime, con loro ci parlo, mi fido di loro", nel mio libro "Psicologia dello sport e non solo" riporto alcuni consigli in tal senso: "L?atleta può provare a dialogare anche con le proprie gambe, con i propri muscoli delle gambe, potrebbe immaginare di vederli di fronte a lui stesso e chiedergli qualcosa che gli possa interessare, anche sem-plicemente: “come state?”, “come vi faccio stare con il mio sport?”, “come posso fare a farvi stare meglio?”, oppure in caso di infortunio, potrebbe chiedere “cosa potrei fare per voi per farvi stare meglio? e dopo avere fatto le domande che interessano, l?atleta può provare ad immaginarsi la parte che risponde, può descriversi come gamba, mu-scolo, come si sente e quindi provando a stare dall?altra parte, potreb-be sviluppare una maggiore consapevolezza di se stesso".
//www.aracneeditrice.it/aracneweb/index.php/pubblicazione.html?item=9788854838833
Altri consigli li riporto in un altro mio libro "Psicologia dello sport e dell'esercizio fisico": "...considerare di più le parti di tutto il proprio organismo e cercare di instaurare un dialogo con loro, trovare dei compromessi, fare dei patti, proporre degli scambi, per esempio alle proprie gambe e piedi si potrebbe provare a chiedere di fare uno sforzo estremo per quella giornata importante promettendo un meritato riposo o un massaggio. Potrebbe essere anche una semplice occasione per divertirsi con se stessi e si potrebbe estendere questa modalità anche ad altre occasioni in cui si affrontano situazioni difficili. Andrebbero comunque personalizzate per ottenere il massimo risultato possibile".
//www.ibs.it/psicologia-dello-sport-dell-esercizio-libro-matteo-simone/e/9788896746394
Correre un’ultramaratona significa organizzarsi fisicamente e mentalmente a fare sport per un periodo prolungato di tempo, si tratta di un approccio basato sulla pazienza, sull’attesa senza fretta, sul focalizzarsi sul momento presente considerando che l’arrivo, il termine della gara è in là nel tempo, quindi no panico, non problema ora, si gode il percorso verso la meta serenamente sperimentando un mondo di sensazioni e disposti anche a incontrare, affrontare, gestire le eventuali crisi che arrivano e che poi se ne vanno.
Ecco cosa ne pensa l’ultrarunner Matteo Nocera: Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport prima di una gara importante? “È soggettivo, io (e non per campanilismo...) ho trovato molto utile alcuni passaggi del libro ‘Ultramaratoneti e gare estreme’ scritte da uno psicologo che ho avuto il piacere di conoscere a Roma. Lo ringrazio per tante piccole cose e credo che bisogna saper leggere tra le sue parole...! Forse sono un po’ di parte... grazie Matteo.”
Per diventare campione e per consolidare la posizione di leader nello sport è importante considerare non solo il duro e costante allenamento fisico ma diventano importanti anche l’alimentazione sana e calibrata per l’individuo, per l’allenamento, per la gara e diventa ugualmente importante il sapersi gestire, i riposi, recuperi: Quali condizioni fisiche o ambientali ti ostacolano nella pratica dell’attività fisica? “Quasi nulla, mi adatto. Cerco di superarle considerando tutto come un avversario da battere prima mentalmente e poi con l’applicazione fisica.”
Il primo avversario da battere è se stessi, a volte ci si sente insicuri, non si crede sufficientemente in se stessi, si pensa che l’obiettivo sia irraggiungibile, ed allora il primo lavoro da fare è mentale, vedersi vincitore, sconfiggere le credenze negative, e poi la strada diventa più percorribile: Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare attività fisica? “Mollare, si alcune vicissitudini della vita... continuare? Mia moglie i miei figli e il mio papà.”
Ecco cosa ne pensa alessandro Reali: Gara di 100km del Passatore, cosa significa per te? “Ho iniziato a pensare alla 100 km del Passatore dopo qualche anno che correvo le maratone, anche se non nascondo di averla guardata sempre con timore. Il fattore che mi ha spinto a fare l’iscrizione è stato principalmente il fatto che, nonostante chiedessi a tantissime persone che l’avevano già corsa cosa si provasse, io volevo provare in prima persona le sensazioni fisiche e mentali che si provano prima, durante e dopo. Quindi per me la 100 km ha significato conoscere delle sensazioni così personali che nessuno sarà mai in grado di descriverti con le sole parole.”
Diventa importante sperimentarsi e non mollare, la passione e la motivazione diventano il motore per ogni cosa, non si ottiene niente se non c’è vera passione, qualsiasi cosa si intende fare ha bisogno di essere alimentata da tanta passione che diventa il carburante per impegnarsi, per essere costante e determinato, per voler raggiungere mete e obiettivi.
Ecco cosa dice Giovanni Gualdi: Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Ci sono state, fortunatamente, molte occasioni in cui mi sono sentito Campione, però come in tutti gli sport sono più le sconfitte che le vittorie, ma lo stimolo per continuare dopo una brutta prestazione è l'amore per lo sport che ti spinge a continuare e non mollare.”
Nella carriera di un atleta ci sono tanti allenamenti, tante gare, tante vittorie e tante sconfitte, si impara sempre, ci sono anche tanti infortuni, importante è coltivare sempre la passione, la voglia di continuare a mettersi in gioco, ad allenarsi duramente e a gareggiare seriamente.
Lo sport rende felici, incrementa consapevolezza, sviluppo autoefficacia consolidando la fiducia in se stessi di poter far qualcosa, di riuscire in qualcosa, inoltre lo sport incrementa la Resilienza, si affrontano e si superano meglio i problemi, crisi, difficoltà, si è più presenti, attenti, gentili.
Sto continuando ad approfondire e sperimentare il mondo degli ultrarunner fatto di fatica e soddisfazioni, di programmi, di obiettivi, di percorsi, di viaggi interiori. L’esperienza sta continuando sia in modo diretto partecipando ad alcune gare, sia attraverso interviste, racconti e testimonianze da parte di atleti di queste discipline di sport di endurance e di ricerca personale.
Ciò mi ha permesso di scrivere un libro con Daniele Baranzini dal titolo “Ultramaratoneta: analisi interminabile” e un mio libro dal titolo "Ultramaratoneti e gare estreme".
Tanti sono i messaggi di apprezzamento e gratitudine da parte dei tanti atleti che fanno parte del mondo degli ultrarunner, un grazie a Nico Leonelli per la sua gentilezza e le cue cortesi parole che riporto di seguito: “Matteo è veramente uno dei pochi che ha dato voce al mondo dell'Ultramaratona.”
Di seguito un breve stralcio della prefazione della Prof. ISA MAGLI, del libro Ultramaratoneta: analisi interminabile: “Visioni peculiari dell’ultramaratoneta sono strade, percorsi, sudore, fatica, amici ed avversari di gare che lo aiutano ad andare avanti e ad affrontare situazioni sempre più difficili. Sebbene abbia sopportato momenti di panico, paura, incertezze con rischi, pericoli e problemi di salute, tuttavia, apprezzando ancor di più la vita e rafforzandosi nella resilienza è pronto a rialzarsi e a ricominciare consapevole del suo passato, l’avventura con la corsa, perché in tal modo si sente vivo, attivo e con approccio meditativo.”
Per quanto riguarda il testo "Ultramaratoneti e gare estreme", di seguito riporto uno stralcio della Quarta di copertina: “Vi sono i racconti di amanti della corsa e di atleti professionisti. In primo piano è il vissuto esperienziale degli atleti, le loro problematiche, le loro convinzioni, le loro paure, le loro esperienze di vita e i loro successi. Come ci ricorda la psicoterapia della Gestalt è nell’esperienza che risiede la conoscenza.”
Interessante anche uno stralcio della Presentazione del Prof. Alberto Cei: “Il libro scorre in modo interessante poichè Matteo Simone narra delle storie personali senza avere la pretesa d’insegnare cosa sia l’ultramaratona ma lasciandola scoprire al lettore attraverso le parole di chi la pratica. Ognuno di noi se ne farà quindi un’idea personale, basata su cosa riteniamo sia la corsa, la corsa di lunga distanza e il nostro rapporto con il movimento. E, quindi, un libro aperto a diverse soluzioni interpretative dettate dalle esperienze di chi legge e credo che questo sia il suo pregio principale.”
Di seguito anche un breve stralcio della Prefazione di Sergio Mazzei: “Ribadisco che il potenziale umano va ben al di là di ciò a cui siamo normalmente abituati. Grandi atleti che realizzano prestazioni eccezionali, fachiri capaci di sottoporsi a prove fisiche al di là dei limiti che ordinariamente conosciamo, hanno ottenuto risultati inimmaginabili con il proprio corpo. Come affermò Ken Wilber: l’Io e dove metti il confine.”
Infine un breve stralcio del Prof. Riccardo Zerbetto e Dr.ssa Sonia De Leonardis: “Una forma di piacere che, lungi dall’essere masochistico, riguarda quel ‘piacere di farcela’, di ‘raggiungere un obiettivo difficile e sfidante’, il piacere di sentirsi in tutto e per tutto padroni del proprio corpo, olisticamente. Una spinta dunque che si configura come un moto alla ricerca di un senso di competenza, di autoefficacia e di autodeterminazione, fino alla sensazione di sentirsi “immortali”, come moderni eroi e miti.”
Gradito anche il commento di Stefano Severoni, ultrarunner e componente del direttivo IUTA: “Ho letto con vivo interesse il testo di Matteo Simone. Le sue 298 pagine si scorrono veloci, poiché si viene a contatto con atleti che trasmettono le esperienze che accomunano maratoneti e ultra. Certo l’Autore utilizza un metodo induttivo: non fa teoria pura, ma parte dalla pratica podistica che contrassegna un popolo di umili faticatori. La metafora che contraddistingue il mondo ultra è quella del viaggio o meglio di scoprire se stessi attraverso la percorrenza di tanti chilometri. Ma, come avvertono gli stessi corridori, la fatica quasi scompare quando si svolge un’attività che gratifica, poiché consente di stare meglio con se stessi e con gli altri, conoscere luoghi suggestivi e portare a casa sicuramente una simbolica, ma gratificante medaglia di partecipazione. Per esseri atleti ultra ? come segnala giustamente l’Autore, anch’egli “grande faticatore” ? bisogna essere resilienti ed efficaci. E dopo aver letto il libro non si potrà non cercare altri testi dello stesso Matteo. In definitiva, nella prestazione sportiva come nella vita quotidiana, la componente mentale riveste enorme importanza. Nella nostra società post-moderna e liquida, l’ultrarunner si presenta allora come colui che è in grado di gestire il proprio corpo e la propria mente, e così allungare la propria vita in uno stato di benessere. Ovviamente ? come in ogni campo ? sarà necessario equilibrio e giusta motivazione.”
Chi pratica sport di endurance incontra, gestisce e supera diversi tipi di crisi e difficoltà, si scopre che si può fare tutto con passione, dedizione, impegno, concentrazione, testa, cuore, gambe.
Matteo SIMONE
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