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28 aprile 2015. Carpi in serie A, il sogno che si avvera


Per la prima volta nella sua storia, il Carpi arriva tra le stelle del calcio italiano. Dopo la storica la promozione in serie B conquistata nel 2013 a Lecce nel ritorno della finale dei playoff, è arrivata ieri l'insperata conquista della massima serie dopo appena due stagioni in serie B. È il trionfo di un progetto vincente e virtuoso che in pochi anni è esploso, grazie al lavoro del direttore sportivo Cristiano Giuntoli, guidato dal patron Stefano Bonacini, imprenditore del tessile carpigiano, titolare dell'azienda Gaudì. Alla guida del Carpi c'è Fabrizio Castori, il cui rinnovo ora sembra scontato.
Un miracolo italiano: 6 anni fa era in Serie D, ha chiuso l’ultimo bilancio con un attivo di 51mila euro, la scorsa estate ha ridotto il budget del 40 per cento e scorrendo la rosa si rintracciano appena quattro nomi stranieri. Un sogno che si è realizzato al termine di una stagione assolutamente dominata: la matematica certezza che il prossimo anno si accomoderanno a tavola con le big è arrivata con lo 0-0 ottenuto contro con il Bari, dopo aver fallito il primo match point il 25 aprile. Ora il sindaco Alberto Bellelli dovrà iniziare a pensare anche al grattacapo dello stadio: il "Sandro Cabassi" (intitolato a un partigiano fucilato da un capitano repubblichino dopo il rifiuto del plotone d’esecuzione), quattromila posti e autorizzazione a giocarci in deroga già tra i cadetti, non è da Serie A. 
L'ascesa ha colto tutti alla sprovvista. Ricordiamo con amarezza le ottuse parole di Lotito «Se me porti su il Carpi… noi fra due o tre anni non ci abbiamo più una lira», alludendo alla difficoltà di vendere i diritti tv con tante, troppe a suo avviso, piccole realtà nella massima serie (Sassuolo, Empoli, Chievo). E allora, in nome del soldo, dobbiamo sminuire le belle storie italiane? 
Carpi è un modello e fa bene allo sport. "Architettato" con la maestria di Giuntoli, che si scherma dietro un “sono stato fortunato” e dà i meriti a mister Fabrizio Castori, 60 anni e tanta esperienza: «Bravo, bravissimo, a calarsi nella nostra realtà, umile nell’accettare uno staff già composto e una squadra allestita per nove undicesimi»; sarà un caso che per l’allenatore marchigiano questa è la nona promozione (anche se non ha mai allenato in A)?
Veniamo alla rosa dei giocatori: il migliore è senza dubbio Jerry Mbakogu, è arrivato dopo il fallimento del Padova accompagnato da un recente passato fatto di stagioni mai convincenti fino in fondo. Ottima sorpresa anche Kevin Lasagna, ultima stagione all’Este in D. Il gol che ha stordito il Bologna in un derby atteso e importante per la classifica lo ha segnato Lorenzo Pasciuti, a Carpi dai tempi del dilettantismo. Poi ancora il portiere Gabriel, Struna, Gagliolo, Romagnoli, Poli, Bianco, Letizia, Di Gaudio: nessuno che guadagna più di 100.000 euro.
Il calcio si fonda con l'industria: la maggior parte dei fondi viene dalle tasche di Stefano Bonacini e Roberto Marani, soci di maggioranza, Claudio Caliumi, presidente del club e socio di minoranza, oltre al main sponsor Gianguido Tarabini. Nomi noti nel mondo della moda con i marchi Gaudì, Marilena e Bluemarine. «Nella proprietà del club si incrociano le storie della matrice economica carpigiana che ha saputo interpretare la crisi cambiando il proprio modello e oggi ricomincia a godere di alcuni risultati», appunta con orgoglio il sindaco Belelli. 
Una realtà eccellente, e un futuro meraviglioso che non deve spaventare. Il gruppo deve andare avanti compatto, con qualche rinforzo: l'Europa non dista così tanto!

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