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16 novembre 2015. Russia e doping, le accuse della Wada


[di Francesca Vaccaro]

Il 9 novembre la WADA, Agenzia mondiale anti doping, ha invitato la IAAF a sospendere tutti gli atleti russi da ogni competizione internazionale di atletica leggera, comprese le Olimpiadi 2016 di Rio de Janeiro: rischiano la sospensione a vita cinque allenatori e cinque atlete tra cui Marija Savinova, oro negli 800 metri alle Olimpiadi di Londra.
Lo stesso governo russo è accusato di "intimidazioni dirette" nei confronti del laboratorio antidoping di Mosca e lo scandalo potrebbe estendersi ben oltre l’atletica. La commissione di inchiesta del WADA accusa infatti il ministro dello sport russo Vitaly Mutko di aver dato ordini diretti di ''manipolare alcune specifiche provette" per le analisi antidoping durante le olimpiadi invernali di Sochi 2014.
Tutto è cominciato proprio nel 2014, quando la tv tedesca ARD sollevò  la questione del doping russo con il documentario I segreti del doping: come fa la Russia a produrre i suoi vincitori?, che muoveva pesanti accuse su atleti, allenatori, medici  e le stesse IAAF e RUSADA – la Federazione internazionale di atletica e l’agenzia anti doping russa. Nel documentario si sosteneva che l'80% dei vincitori russi di medaglie nelle competizioni internazionali, tra il 2001 ed il 2012, avesse presentato delle prove anti-doping dubbie. 
Per indagare sulla validità di tali affermazioni, a dicembre 2014 l’Agenzia mondiale anti doping ha istituito una Commissione Indipendente: è questa commissione ad aver pubblicato il rapporto che mette in subbuglio il mondo dell’atletica e dello sport.
I russi si difendono smentendo il rapporto della WADA: per il ministro dello sport Vitaly Mutko le conclusioni della commissione non sarebbero sostenute da prove e non conterrebbero fatti nuovi, mentre Vadim Zelicionok, presidente della Federazione russa di atletica, afferma che «la federazione non ha mai ricevuto alcun documento che provi la sistematica distribuzione di sostanze dopanti nell’atletica nazionale». Ancora più decisa la difesa di Vladimir Uiva, capo dell’agenzia federale medico-biologica russa, secondo il quale «Non c'e' alcun motivo di privare i nostri atleti delle medaglie, anche olimpiche, o di squalificarli, e nemmeno gli allenatori».
Intanto dalla IAAF e dall’Agenzia russa anti doping giungono dichiarazioni più caute: Nikita Kamaiev, direttore esecutivo di RUSADA, rimanda ogni valutazione a dopo un attento esame del rapporto, ed anche Sebastian Coe, il presidente dell’IAAF, prende tempo per analizzare e comprendere i risultati delle indagini della Commissione. Tenta poi di rassicurare gli atleti, i partner e gli appassionati di atletica impegnandosi a restituire credibilità alla disciplina rimediando a ogni errore in materia di doping.
Per  rendere effettive le sanzioni richieste dalla WADA servirebbe una enorme quantità di processi giudiziari e Vladimir Uiva pensa che «non si arriverà a questo».   Il procedimento di sospensione della Russia dalla IAAF è però ormai avviato e fra tre giorni se ne avrà l’esito; intanto le indagini sulle mancanze dell’antidoping si estendono ad altre nazioni e discipline, proiettando incertezza sulle prossime Olimpiadi di Rio 2016.

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