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Materiale Didattico

13 gennaio 2015. Kostner-Schwazer, tutti sconfitti


Venerdì scorso la seconda sezione del Tribunale nazionale antidoping ha inflitto a Carolina Kostner 1 anno e 4 mesi di stop dall'attività agonistica, accusata di “complicità” e “omessa denuncia” per aver coperto l’allora fidanzato, il marciatore Alex Schwazer, trovato positivo alla sostanza dopante Epo. Uno duro colpo per la pattinatrice azzurra, una sentenza che farà discutere a lungo. 
La pena inflitta all’atleta italiana al termine del processo sportivo che si è tenuto allo Stadio Olimpico di Roma è stata più lieve di quella richiesta dalla Procura antidoping di Bolzano: due anni e tre mesi (la difesa, però aveva chiesto il proscioglimento). All'atleta è stata inflitta anche una multa da mille euro, ma non è stata ritirata la medaglia di bronzo conquistata ai Giochi Olimpici di Sochi. 
Carolina Kostner, amareggiata, ha comunque dichiarato che la sua difesa non terminerà qui, continuando nel frattempo a dichiararsi innocente. «Ho visto che il Tribunale mi ha assolto dalla contestazione di omessa denuncia - scrive la campionessa - e credo che i giudici abbiano capito che io con il doping non c'entro niente, ma questo non mi basta. Mi sento ferita e quello che mi infastidisce maggiormente è che il mio nome possa essere in qualche modo associato al doping, sapendo quanto io sia distante da questa pratica scorretta e sleale, pericolosa per la salute e, soprattutto, contraria allo spirito sportivo».
«Non ho parole per descrivere la delusione - continua Carolina -, l'umiliazione e il dolore che provo come atleta e come persona. Ma ringrazio anche tutte le persone che mi sono state e mi sono vicine ed in particolare la Federazione Italiana Sport del Ghiaccio e il suo presidente Andrea Gios, per l'affetto di cui sento di avere tanto bisogno e che mi darà la forza per continuare a combattere. Avere tante persone che mi credono mi conforta». 
Proprio lo scorso venerdì la Kostner ha avuto una dimostrazione "indiretta" di affetto. Alex Schwazer venerdì sera si è recato con degli amici al Palaonda di Bolzano a vedere la partita di hockey su ghiaccio tra i Foxes e Vienna, campionato Ebel. Il mondo dell'hockey appartiene alla famiglia Kostner: Erwin, il papà di Carolina, è un ex giocatore, ha partecipato anche ai Giochi di Sarajevo '84 e ora è allenatore di hockey, anche il fratello Simon è attaccante del Ritten, serie A, e della nazionale azzurra. Il palazzetto non l'ha accolto con tepore, anzi, sono partiti dei cori infamanti: «Mi hanno offeso, non me l'immaginavo. Appena mi facevo largo per passare qualcuno mi sputava un'offesa. Pensano che io abbia messo nei guai Carolina con qualche mia dichiarazione. Non l'ho mai fatto, l'ho sempre tenuta fuori. Non è vero che per salvare me ho condannato lei. Ho sbagliato a doparmi, certo. Lo so: ho pagato, pago, ho chiesto scusa. Ma perché essere così crudeli? Nemmeno un assassino si tratta così». A Schwazer non è rimasto a quel punto che lasciare il palazzetto e tornarsene a casa.
Bolzano, in passato, aveva dimostrato solidarietà con il marciatore azzurro. Nei giorni successivi alla squalifica, in tanti lo salutavano e gli facevano coraggio, evitando di entrare nel merito dell'inchiesta e del suo peccato. Dopo il coinvolgimento, più o meno volontario, di Carolina, anche i "sostenitori" hanno voltato le spalle al marciatore, anche se giura che non ha infangato Carolina, che si è sempre dopato di nascosto, che merita di pagare, ma non di essere trattato come un traditore.
I legali di della Kostner sostengono che lei «non avrebbe avuto alcuna possibilità di sapere che l'allora fidanzato facesse uso di sostanze dopanti e, ad ogni modo, da sportiva pura come è, non avrebbe mai accettato di coprirlo qualora lo avesse saputo, lei che ha lavorato così duramente per raggiungere i risultati che ha conseguito con un intenso allenamento e con un impegno costante». Per questo Carolina ha fatto ricorso al Tas; dal canto suo Alex attende la sentenza che deve decidere se abbreviare (per collaborazione) da sei a tre mesi la sua pena aggiuntiva. 
A entrambi questa storia, brutta per loro e per lo sport azzurro, ha fatto davvero molto male.

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