Sport e integrazione, l’indagine del Cnr
L’Irpps-Cnr ha svolto un’indagine dal titolo Sport e integrazione tra 1200 studenti. I risultati sono tanto sorprendenti quanto positivi, in quanto la ricerca ha chiarito che lo sport è attività irrinunciabile per 8 studenti su 10 e che essa, molto più di quanto non si auspicasse, favorisce l’integrazione tra studenti di diverse etnie.
Per fare un esempio, è molto facile che un italiano e un albanese facciano amicizia giocando insieme a pallone – ma è molto più complicato che questo avvenga tra due italiani, perché i confini culturali tra i due sono stabiliti in modo abbastanza rigido.
«Lo studio si è avvalso di interviste realizzate all’inizio dell’anno scolastico 2016-2017 a oltre 1.200 studenti delle scuole secondarie di primo grado e ad alcuni dei loro docenti», ha spiegato al workshop tenutosi presso la sede centrale del Cnr Adele Menniti, coordinatrice della ricerca. E ha rilevato che «lo sport riscuote grande consenso ed entusiasmo: il 95% dei ragazzi ha attribuito un punteggio superiore a 8 su 10. Le motivazioni sono diverse: dal piacere e divertimento, all’opportunità di socializzare e stare bene in salute. La metà dei ragazzi predilige sport di squadra e – con qualche sorpresa – calcio e pallacanestro raggiungono la stessa preferenza del 21%».
Prima di analizzare i dati nel dettaglio, diamo ancora la parola alla dott.ssa Menniti, portavoce di un gruppo costituito dai dottori Marco Accorinti, Maria Girolama Caruso, Loredana Cerbara, Maura Misiti e Antonio Tintori.
La Menniti ha gettato luce su un dato che passa troppo spesso sotto gli occhi di tutti, senza attirare attenzione (e diventando solo una preoccupazione immotivata, quasi uno spauracchio). Il fatto è molto semplice: i bambini e gli adolescenti nel nostro Paese sono oltre 10 milioni e di questi circa il 10% sono nati da genitori non italiani.
Nella scuola, questa fetta di studenti è cresciuta esponenzialmente dai 196 mila nel 2001-2002 agli attuali 814 mila. In questo scenario, qual è il ruolo dello sport per favorire l’inclusione sociale? «Il numero di amici su cui si può contare è uno degli indicatori di integrazione e, tra gli stranieri, ne ha più di cinque il 29% di chi non pratica sport mentre la percentuale arriva al 51% tra quelli che svolgono attività sportiva. Lo sport è un fattore di integrazione tanto evidente quanto utile: di conseguenza gli studenti con genitori italiani si dividono quasi a metà fra chi indica nella propria cerchia solo amici italiani e chi sia italiani sia stranieri, mentre soltanto l’8% dei ragazzi con background migratorio dichiara di avere esclusivamente amici di origine straniera». La spinta ad inserirsi, perciò, è più forte di quella volta a far aggregare ed ingrandire il gruppo.
Scendiamo nel dettaglio. Curiosa la determinazione dei ragazzi a fare sport per migliorare il proprio aspetto fisico, più di quanto succeda tra le ragazze. Le quali, d’altro canto, ammettono di aver intrapreso un’attività fisica per compiacere i genitori (quasi nessun ragazzo dichiara di aver fatto un simile passo).
Sarà preoccupante, però, che 4 ragazzi su 10 vogliono migliorare il proprio aspetto, e solo 2 su 10 lo facciano per vincere? forse questo si spiega semplicemente con il culto dell’immagine-ritratto imposta dalla cultura dei social; forse è una rivincita del narcisismo puro sulla durezza che quasi ogni sport veicola ed esige, come momento di sfida all’avversario, il quale per un momento cessa di essere solo un amico e diventa qualcosa di più – un rivale col quale confrontarsi, anche per capirne i punti di forza e di debolezza. L’indagine ha rilevato, al riguardo, che la componente agonistica è più spiccata tra gli studenti con background migratorio (28% - ma la differenza con gli italiani, fermi al 25%, è lieve).
Gli stranieri poi, forse perché più schietti in sede di indagine, hanno ammesso di prediligere, nello sport praticato durante l’ora di educazione fisica, l’aspetto di squadra: vi si cerca protezione, identità, più che stimolo e forza. Anche questo è un dettaglio singolare.
Fuori dalla scuola, rimangono minoritari sport come pallamano, tennis e atletica leggera (fermi al 3%), mentre sembrerebbe in leggero aumento la palestra (10% - e torniamo al narcisismo). Molto bene , considerato che è lo sport completo per eccellenza, il nuoto (17%).
Chiudiamo con una nota positiva per gli italiani: il 70% dichiara che la cosa importante che insegna lo sport è… saper perdere. Più determinati gli stranieri, che si arrestano al 60%.
[Andrea Bianchi]