La didattica dei record - Capitolo 3 - 1000
Fare esperienza su un record è la strada per il tetto del mondo, è di tutti!
La "didattica dei record" è tesa a creare una competenza nuova, spendibile tutti i giorni, senza l'obbligo di essere campioni del mondo.
Fabrizio Lo Faro è nato a Cantù il 12 Giugno 1975. Insegnante di Scienze Motorie e Sportive al Caio Plinio di COMO (scuola secondaria di secondo grado), modesto triathleta, marito perfettibile e instancabile papà.
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I 1000 metri piani, però corsi forte, anzi fortissimo!
Partiamo dal protagonista: Noah Kiprono Ngeny nato a Kabenas (Kenya) il 2 novembre 1978, è semplicemente uno dei più grandi interpreti mondiali del mezzofondo veloce di tutti i tempi.
Se sei tra i corridori più forti del tuo Paese e sei nato in Kenya questo ti proietta di diritto nell’Olimpo internazionale, il passo verso la leggenda è breve ma affatto scontato.
Ngeny si consegna alla ribalta mondiale nel 1997 stabilendo due record mondiali juniores: 3'32"91 nei 1500 metri a Monaco e 3'50"41 sul miglio a Nizza.
Spettacolare il suo duello con sua maestà Hicham El Guerrouj il 7 luglio 1999 al Golden Gala di Roma, Ngeny è battuto, ma che spettacolo: El Guerrouj chiude in 3'43"13, primato mondiale, Ngeny gli resta vicino fino al traguardo e chiude in 3'43"40; ancora oggi è la seconda prestazione mondiale di sempre. Ai Mondiali di Siviglia dello stesso anno è ancora argento sui 1500 dietro l’imprendibile El Guerrouj. Ma è il 5 settembre del 1999 che Ngeny entra nella storia, la nostra e di tutti: al Meeting di Rieti chiude i 1000 metri piani in 2'11"96, attuale record mondiale. Un primato che il britannico Sebastian Coe (2'12"18), indimenticata leggenda degli 800, aveva messo in cassaforte 18 anni prima.
Nel 2000 a Sidney afferra l’oro olimpico sui 1500 battendo in finale il rivale di sempre El Guerrouj, sconfitto per la prima volta in quattro anni a pochi passi dal traguardo.
Ngeny in quell'occasione sigla il record olimpico con (3'32"07), spodestando Sebastian Coe, (3'32"53), che dominava dal 1984: giganti!
Abbiamo incontrato il nostro campione, portiamolo in classe
I mille sono un chilometro, ossia due giri e mezzo di pista, per chi una pista la vede e la frequenta davvero.
È l’assillo di ogni runner, ma anche un punto di arrivo: alle medie inferiori il programma di corsa su pista, alla voce mezzofondo recita: 1000 metri.
La prova invernale di corsa campestre si attesta sui mille metri, almeno nella fase d’istituto, superiori escluse.
Gli studenti più bravi, quelli che andranno alle fasi successive, possono rischiare la doppia distanza, ma resta un affare per pochi.
Siamo in una dimensione magica, i top runner sembrano giocare con la resistenza alla velocità, tuttavia quello che per loro è un esercizio aerobico per noi diventa una sequenza irripetibile di prove anaerobiche alla massima velocità (o quasi).
Scomponendo il 2’11”96 di Noah Ngeny si scoprono passaggi da brivido: 1’6” ai 500 metri è un tempo accessibile solo ad atleti più che esperti, pensare di continuare allo stesso ritmo per altrettanti 500 metri, fa sorridere.
In effetti questo record è disorientante. I ragazzi potrebbero non coglierne il valore in quanto troppo al di là delle loro possibilità; sarà cura del docente preparato evitare dispersione di energia ed entusiasmo.
Il valore dell’esperienza è sensibilizzare i ragazzi sui tempi di percorrenza al chilometro. Sapere che un giorno di fine estate, un ragazzo venuto dal Kenya è riuscito a chiudere due giri e mezzo di pista sotto i 2’12” può non cambiare la vita, ma rivoluzionerà il modo di correre e di guardare le gare.
Farà percepire meglio i tempi più vicini all’uomo della strada, che spera di raggiungere il chilometro in 5’, oppure 4’ se corre già da un po’. Se poi si parla di 3’ al chilometro vuol dire che si è portati, si potrebbe pensare di fare atletica e addirittura attaccare il minimo Cadetti: 2’41”, ma stiamo già volando.
Calma ragazzi!
Allo stesso modo, sentendo che i top runner corrono la maratona sfiorando i 3’ al km, per 42,195 km, qualcosa si dovrebbe destare: un misto di ammirazione e stupore che deve smuovere e commuovere.
Fase esecutiva (e percettiva)
La fase percettiva è divorata dalla corsa diventando di fatto già esecutiva. Salvo il lavoro di rinforzo e sviluppo della resistenza, si può utilizzare il record di Ngeny con le modalità precedentemente utilizzate nei 200 metri piani.
Il problema insorge proprio per lo spessore del record; anche se raddoppiano i tempi, rimane un tempo impossibile a buona parte del gruppo classe. Ugualmente si può segnalare ai ragazzi che corrono i 1000 metri, che in quel momento Ngeny sarebbe già al traguardo, quindi valutare dove si trovano rispetto al traguardo e farne memoria per le prove successive.
E se si provasse in 10? Una staffetta contro il nostro campione e il suo record marziano, 10 frazioni da 100 metri passando il testimone come in una 4x100 atipica. Sorpresa: bisogna correre 100 metri in 13" e non pasticciare nei cambi. Difficilmente una classe ha 10 sprinter da 13" sui 100, si potrebbero reclutare i 10 ragazzi più veloci della scuola o sommare i tempi sui 100 metri abbonando i cambi, sarà comunque difficile battere Noah!
Questo non deve deprimere, ma responsabilizzare e motivare; inutile precisare che nessun allievo sarà valutato in relazione al proprio personale sui mille, ma in ragione di un percorso fatto di implicazione e di lavoro assiduo.
Essere prima o dopo la metà della distanza, valutare le condizioni generali e pensare al proprio limite regala la consapevolezza delle proprie capacità e della possibilità miracolosa di migliorarsi.