Ginnastica, la materia... miracolosa!
L’ORA DI GINNASTICA: QUANTI RICORDI
Parlare di ginnastica a scuola non è semplicissimo. Pensandoci bene, di cosa si tratta? Di acrobazie e di muscoli? Di ritmo e di giochi? Di corse e di gare? Forse di tutte queste cose messe insieme, eseguite con gioia e con la massima concentrazione. Personalmente, la mia esperienza di ginnastica scolastica mi appare con una serie di istantanee in sequenza: compagni di classe che preparavano i compiti dell’ora successiva, approfittando della distrazione del professore immerso nella lettura dei quotidiani sportivi. Docenti che invitavano ad aprire le finestre in classe una volta che si era tornati dalla palestra, infastiditi dagli odori di gioventù scatenata… Oggi, da insegnante di Educazione fisica e cultore della disciplina ho scoperto un universo affascinante ; il mio compito non si riduce alla gestione dell’ora di libertà per alunni troppo sedentari; a mio avviso, possediamo uno dei momenti più seri e importanti della vita scolastica degli studenti. Gli alunni diventano strumento del proprio apprendimento, con i loro corpi che si evolvono e si muovono in modo coordinato. Alunni che impareranno a confrontarsi in modo civile con gli altri attraverso gli sport individuali o di squadra, acquisendo lo spirito di gruppo, il rispetto, la tolleranza e la competizione (quella sana). Regole queste che rappresentano l’accettazione di spazi, modi e tempi condivisi.
L’EVOLUZIONE DELLA FIGURA DEL MAESTRO DI GINNASTICA
La figura del maestro di ginnastica si è molto evoluta nel tempo, così come gli studi accademici che portano al conseguimento del titolo che oggi consente di insegnare l’Educazione fisica nelle scuole. Nell’Ottocento il maestro di ginnastica era colui che aveva esperienza in ambito sportivo e veniva inserito nelle scuole per insegnare la disciplina pur non avendo conseguito titoli accademici. A causa di ciò, alla disciplina non veniva data la giusta considerazione dai colleghi delle altre materie. Il maestro di ginnastica parlava una lingua diversa dagli altri docenti, dovendo concentrarsi soprattutto sugli aspetti di igiene, ordine e disciplina militaresca dei suoi studenti. Le lezioni erano lasciate al caso, alla fantasia del maestro e alla sua esperienza.
Subito dopo il periodo fascista, ci fu un’evoluzione della figura del maestro di ginnastica all’interno delle scuole e soprattutto ci fu la nascita degli ISEF, gli istituti superiori di Educazione fisica (il primo aprì a Roma nel 1958), che rilasciavano titoli di studio di grado universitario. Questo consentì ai docenti di Educazione fisica di avere, dal punto di vista sociale, la stessa considerazione riconosciuta ai docenti delle altre discipline. L’ISEF formava docenti preparati sulla materia dal punto di vista pratico: le ore di attività svolte in campo o in palestra erano molte. I docenti di Educazione fisica formati all’ISEF erano abilitati all’insegnamento nelle scuole secondarie di primo e secondo grado così come lo erano i colleghi delle altre materie. Nonostante ciò, la disciplina veniva percepita come distante dal settore scientifico e comunque legata alle ideologie dei regimi totalitari.
Arriviamo a oggi, dove l’ISEF è stato sostituito dal corso di laurea in Scienze motorie e sportive. Cos’è cambiato? A mio avviso, tutto: conosco molti colleghi laureati all’ISEF e a Scienze motorie (me compreso) e ho potuto fare i relativi confronti. Scienze motorie è un corso di laurea più teorico rispetto all’ISEF, con poca pratica e pochi approfondimenti. Inoltre, essendo stato inserito in molti atenei tra i corsi di laurea afferenti a medicina, all’interno del piano di studi sono state inserite molte materie di stampo medico/scientifico che, seppur importanti, hanno tolto la possibilità di dedicare più ore allo studio della ginnastica vera e alla pratica sportiva in generale. Il titolo conseguito non è abilitante ai fini dell’insegnamento in nessun grado di scuola. Oggi per diventare insegnanti di Educazione fisica bisogna vincere un concorso pubblico che ti abilita all’esercizio della professione e successivamente si verrà immessi in ruolo. Chi ha la fortuna di insegnare racconta che ancora oggi l’Educazione fisica, e i rispettivi docenti, non godono della considerazione che meritano all’interno delle istituzioni scolastiche: la materia è ancora considerata non indispensabile.
Per i lettori:
1) Raccontaci la tua esperienza di insegnamento a scuola.
2) Cosa faresti affinché la disciplina possa godere della considerazione che merita?
3) Cambieresti qualcosa all’interno del corso di laurea in Scienze motorie e sportive? Se sì, cosa?
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LA FORMAZIONE PROFESSIONALE OGGI
Vi siete mai chiesti se, finiti gli studi universitari, siete realmente pronti per essere inseriti nel mondo del lavoro? Tra le tante risposte sentite in questi anni, quella che mi colpì fu sicuramente quella ricevuta da un collega neolaureato in Scienze motorie che ebbi modo di conoscere durante un’esperienza lavorativa presso un noto centro di recupero infortuni a Torino nel 2013. Il collega, coetaneo, notava delle differenze tra la sua preparazione specifica, soprattutto pratica, relativa ai casi trattati e la mia. Mi raccontava che aveva finito il corso di laurea specialistica in 5 anni (in corso) e con il massimo dei voti, ma non riusciva a realizzarsi lavorativamente perché aveva difficoltà a mettere in pratica quello che aveva studiato. Dal suo viso traspariva ansia, delusione; mi sentii subito in dovere di aiutarlo, dandogli dei consigli e raccontai come mi formai durante e dopo gli studi universitari, seguendo corsi, facendo stage, lavorando nelle società sportive e leggendo tantissimi libri extra universitari.
Quanti di voi si sono trovati nella situazione del mio collega e quanti nella mia? Tanti sicuramente. Le università non formano adeguatamente i futuri maestri di ginnastica o insegnanti di Educazione fisica, se ancora oggi assistiamo a casi simili. Ci sono giovani neolaureati che non sanno spiegare ai clienti di una palestra come funzioni un determinato attrezzo e altri che non sanno come presentare un progetto di Educazione motoria nelle scuole dell’infanzia e primaria (cito questi esempi perché non presentano docenti curricolari di Educazione fisica; oggi la disciplina è insegnata da chi non ha competenze e titoli di studio. Per questo le scuole si affidano ai progetti, presentati dai privati o da enti come il CONI). Oggi sono gli enti di promozione sportiva e la società Sport e Salute (di recente costituzione) a curare la formazione professionale dei neolaureati. In Italia non esiste un albo professionale che tuteli la categoria e oggi chiunque può insegnare la ginnastica nel settore privato; per questo motivo, quando si sceglie un corso di formazione privato, e non istituzionale, è importante scegliere con prudenza.
Vi lascio con una riflessione: durante le ore di Educazione fisica notavo che quasi la totalità della classe aveva un atteggiamento posturale scorretto; indagando sempre di più, durante le lezioni mi è sorto un dubbio: ma i genitori a casa correggono la postura dei figli? Sanno cos’è una scoliosi? Conoscono le patologie a cui può andare incontro un adolescente dal punto di vista posturale? Questo mi diede un’idea: presentai al mio dirigente scolastico un progetto di sensibilizzazione per le famiglie e uno di formazione pratica per gli alunni; l’iniziativa fu molto apprezzata da entrambi.
Per i lettori:
1) Cosa dovrebbe fare l’università per formare ulteriormente gli studenti?
2) Hai mai presentato un progetto di Educazione fisica in una scuola? Vuoi condividere con noi il tuo lavoro?
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COSA SI ASPETTA OGGI UNO STUDENTE DALL’INSEGNAMENTO DELL’EDUCAZIONE FISICA?
Dalla scuola dell’infanzia fino alle scuole superiori, gli alunni si sono evoluti, fisicamente e mentalmente, acquisendo nuove competenze anno dopo anno. Gli specialisti del movimento conoscono molto bene quali sono le tappe da seguire affinché un alunno sviluppi al meglio le competenze motorie e raggiunga i traguardi stabiliti. Quello che mi fa riflettere è se i traguardi che noi docenti ci prefiggiamo di raggiungere, corrispondono a quello che uno studente oggi si aspetta dall’insegnamento dell’Educazione fisica.
L’ora di Educazione fisica da sempre è stata vissuta dagli alunni come un’ora di svago, di stacco dalle lezioni, di gioco. L’insegnante è accolto come una superstar in classe e la prima cosa che gli viene chiesta è: «Professore scendiamo in palestra?». Lo studente vuole evadere dal contesto classe per poi ritornare ad affrontare lo studio delle altre discipline. In palestra c’è chi vuole giocare a calcio, chi a pallavolo, chi a basket e c’è chi guarda in jeans. Da questo noto come gli studenti vogliano variare le proposte didattico/metodologiche. Per lo studente l’Educazione fisica si svolge in palestra, e non in classe, anche quando si deve spiegare un argomento teorico. Questo è un punto da attenzionare, perché, a mio avviso, da qui può partire qualcosa di rivoluzionario nel mondo delle Scienze motorie. Ciò che ho spiegato corrisponde a quello che gli studenti vogliono fare nell’ora di Educazione fisica in assenza di regolare progettazione: il docente diventa allora un semplice controllore e accompagnatore. Comunque, anche da esperienze simili possono emergere informazioni importanti su quello che realmente gli studenti vogliono dalla disciplina.
Per i lettori:
Chiedete ai vostri alunni cosa si aspettano dall’Educazione fisica. Raccogliamo insieme le risposte e poi confrontiamoci per capire se e come intervenire.
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UNA MATERIA CHE FA FARE COSE IMPENSATE
L’educazione fisica è una disciplina trasversale come tutti noi sappiamo. Per questo, a mio modesto avviso, è la materia per eccellenza. Noi docenti di questa bellissima disciplina non ci rendiamo conto di quale strumento abbiamo in mano ai fini didattico/educativi. Io mi sono reso conto di tutto ciò durante una semplice lezione svolta in palestra con una terza media: gli alunni erano attenti, pronti ad ascoltare le indicazioni che fornivo. Chiesi loro di distendersi a terra e di rotolare. In quel preciso istante mi posi una domanda: quale altro docente riesce con la sua disciplina a far rotolare a terra i propri studenti? Tornato in classe, provammo con alcuni colleghi di altre discipline a impartire ordini motori agli studenti, ma nessuno riuscì a farsi obbedire. Da un lato gli alunni non prendevano sul serio la cosa, dall’altra i docenti erano spiazzati e non sapevano come approcciarsi a una richiesta per loro insolita. Finito questo esperimento, trovai le risposte che desideravo: il futuro della didattica, ma soprattutto del miglioramento in ogni disciplina, nessuna esclusa, potrebbe essere in mano all’Educazione fisica; lo vedremo nel paragrafo dal titolo Il futuro della ginnastica.
LO SPORT FA DAVVERO MIRACOLI
Il nostro ruolo è fondamentale: noi insegnanti di Educazione fisica siamo quelli che indirizziamo gli alunni verso le attività sportive future. Alle scuole secondarie di primo grado spesso ci troviamo di fronte talenti che magari non praticano nessuna attività sportiva. In casi simili risulta facile dare consigli; ma come ci comportiamo quando ci troviamo di fronte un alunno che non ha grandi capacità tecniche e/o fisiche, che ha voglia di fare sport, ma evita di praticarlo a causa del suo aspetto fisico? «Lo sport è un diritto di tutti», diceva il mio maestro. Un caso simile mi è capitato l’anno scorso in seconda media: alunno di 12 anni, alto 160 cm, peso 100 kg. Era poco agile, poco coordinato, ma dotato di una forza fisica, e soprattutto mentale, sopra la media. Non faceva mai attività in palestra perché provava imbarazzo a confrontarsi con i compagni: non amava esporsi. Un giorno lo presi e gli dissi: «Lo sai che tu puoi fare sport anche a buoni livelli?». Lui mi guardò e mi disse: «Prof, mi prende in giro». Durante la lezione seguente (dedicata al basket) lui stava in disparte. La palla andò fuori e io gli chiesi di riprenderla. L’alunno la lanciò con una forza che mi scavalcò. A quel punto feci notare a tutti che esistono degli sport dove si può lanciare. Le lezioni successive i ragazzi si allenarono nel getto del peso: tutti, compreso l’alunno che si estraniava dalle lezioni. Ai giochi della gioventù di maggio, quello studente vinse il primo posto provinciale. Oggi fa parte di una società sportiva di getto del peso e sta studiando pure il lancio del giavellotto. Quando lo sport fa miracoli.
Per i lettori:
1) Raccontateci come avete stimolato un alunno a fare sport.
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IL FUTURO DELLA GINNASTICA
Come ho affermato precedentemente per gli alunni fare Educazione fisica significa andare in palestra. Anche gli altri colleghi hanno notato che gli alunni preferivano fare lezione nell’aula di informatica o nei laboratori. Tutti abbiamo notato come gli alunni, cambiando aula, rendevano di più, stavano più attenti ed erano più motivati all’apprendimento. Da ciò ho avuto un’idea creativa: perché non utilizzare l’Educazione fisica come strumento motivazionale che consenta gli alunni di studiare tutte le materie? Facciamo un esempio: la collega che insegna matematica ha difficoltà con alcuni alunni perché sono poco motivati a seguire. La classe inizia a impigrirsi. In questo caso, secondo me, l’Educazione fisica può rappresentare un’àncora per il docente di matematica. Impostiamo così il lavoro: dividiamo la classe in due o più squadre a seconda del numero di alunni; ogni squadra crea un tabellone da appendere in classe, e si sceglie un nome. Ogni elemento della classe avrà un quaderno personale che utilizzerà come diario. La collega spiega i suoi argomenti di matematica, gli alunni si prepareranno per la verifica che verrà svolta in palestra. Come? Semplice, il docente di Educazione fisica prepara un campo di gara, per esempio per la corsa veloce: i primi due si sfideranno nella corsa 50 metri e il primo classificato avrà diritto a rispondere al quesito; altro esempio, si assegna a ogni studente parte di un’espressione matematica da portarsi sul pettorale e i primi classificati, i secondi e così via di ogni squadra devono calcolare la somma o il prodotto dell’espressione che hanno formato insieme. Alla fine ogni alunno segnerà sul proprio quaderno l’esito delle gare e i punteggi che successivamente verranno trascritti sul tabellone in classe. Questo, in breve, quello che si potrebbe fare. Ma penso che insieme, se interessati all’idea, potremmo sviluppare e creare un prodotto davvero interessante.
Per i lettori:
1) Ti piacerebbe approfondire questo argomento?
2) Vorresti contribuire con le tue idee alla realizzazione di una simile lezione?
Compila il nostro questionario aperto per raccontarci la tua esperienza:
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prof. Giuseppe Finocchiaro
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